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Emilia-Romagna: troppi rifiuti da smaltire. Le proposte di Legambiente ai consiglieri regionali

Un documento di Legambiente Emilia-Romagna ai consiglieri regionali per ridurre il ricorso a discariche e inceneritori

La quantità di rifiuti procapite raccolta in Emilia-Romagna nel 2008 è stata pari a 695 kg/ab, con un aumento del 3% rispetto al 2007 e una crescita media percentuale dell’1,9% dal 2001 ad oggi.

Se analizziamo la quantità di rifiuti portata a smaltimento (escludendo cioè la parte di raccolta differenziata destinata a recupero) nella regione si arriva ad un valore procapite di RSU di 389.6 kg/ab, contro una media per il nord Italia di 295. In pratica nel 2008 nella nostra regione è stato smaltito quasi un quintale di RSU a testa in più che nella media del nord Italia, pur a fronte di una raccolta differenziata del 45%.

Questo dato, determinato da vari fattori, come la mancanza di politiche strutturali e di ampio respiro sulla riduzione alla fonte e alla “monocultura” del cassonetto stradale in ampie aree del territorio implica la necessità di una grande quantità di impianti di smaltimento con conseguenti pressioni ambientali: 28 discariche attive, 8 inceneritori in funzione (dati Arpa 2008) più uno in costruzione . Per quanto possano essere ben gestiti, si tratta sempre di punti di criticità ambientali e sociali per il territorio.

“A fronte degli elevati quantitativi di rifiuti raccolti – ha dichiarato Lorenzo Frattini, Presidente di Legambiente Emilia-Romagna – si rende ormai necessario individuare politiche regionali di riduzione dei rifiuti organiche e di ampio respiro. Tali politiche possono essere di natura economica (assegnazione di contributi), normative (accordi che disincentivino il vuoto a perdere o l’usa e getta nei contesti pubblici), o perseguire accordi volontari con imprese e distribuzione. In mancanza di una politica nazionale al riguardo, risulta indispensabile un’assunzione del ruolo da parte della Regione, anche a supporto degli enti locali virtuosi che già si muovono in questa direzione”.

Per questo motivo Legambiente ha inviato ai consiglieri regionali le proprie proposte:

  1. Un piano regionale per la riduzione dei rifiuti
  2. Applicare meccanismi incentivanti o penalizzanti per i territori che non raggiungono i risultati, sfruttando anche la leva dell’ecotassa
  3. Supportare economicamente la diffusione di sistemi di raccolta più efficaci ed in particolare sul porta a porta
  4. Incentivare esperienze di tariffazione puntuale secondo il modello “chi inquina paga”
  5. Puntare di più su gestioni “software” e meno su soluzioni “hardware” legate agli impianti

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