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Nucleare: nuove centrali, vecchi problemi

Stato di avanzamento del decomissioning della centrale di Caorso

Prima di pensare a nuovi siti nucleari in Emilia Romagna, è necessario stoccare in sicurezza le scorie prodotte dal funzionamento delle centrali spente dopo il referendum del 1987

Negli ultimi mesi è tornato prepotentemente alla ribalta il tema del nucleare, prima a livello nazionale, con l’intenzione di ripartire con l’avventura nucleare in Italia, e poi a livello mondiale, con il gravissimo incidente al reattore giapponese di Fukushima.

L’Emilia Romagna e più in generale il bacino Padano conoscono il problema del nucleare già dal 1970, data di realizzazione della centrale di Caorso (PC). Vogliamo ricordare come, ormai 41 anni dopo la sua costruzione, la centrale di Caorso sia – oggi – ancora in fase di decomissioning.
Nei suoi 8 anni di funzionamento, la centrale ha prodotto 29 miliardi di kWh di energia e 1032 elementi irraggiati di combustibile (400 tonnellate).

Si stima che la fase di decomissioning si concluderà non prima del 2020: per quella data, saranno stati prodotti 300.000 ton. di calcestruzzo, 20.000 ton. di materiali e 10.000 ton. di rifiuti radioattivi di 1° – 2° – 3° categoria. Tutti rifiuti che in Italia, ad oggi, non è possibile stoccare in maniera sicura e definitiva, data la mancanza di un sito di stoccaggio nazionale per le scorie.

“La storia, purtroppo, si ripete” – dichiara Marco Sebastiano della segretaria regionale di Legambiente – “e dopo il referendum del 1987 gli italiani sono di nuovo chiamati ad esprimersi sul nucleare. Proprio per lanciare la consultazione su acqua e nucleare, Legambiente Emilia-Romagna parteciperà alla manifestazione nazionale organizzata a Roma il prossimo 26 marzo, per ribadire – ancora una volta – la nostra ferma opposizione al folle progetto atomico del governo italiano.”

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