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Passante Nord: non porterà alcun vantaggio ambientale ed economico

Legambiente su dichiarazione di Venturi: «Le alternative credibili al Passante Nord esistono e vanno sostenute»

Le dichiarazioni rilasciate ieri dal vicepresidente della Provincia di Bologna, Giacomo Venturi, a seguito dell’incontro con i sindaci dei Comuni coinvolti nel progetto di Passante Nord – Bologna sono anacronistiche e testimoniano un approccio allo sviluppo economico e sociale che appartiene al passato. Rimettere in discussione scelte strategiche poco lungimiranti, che metteranno a rischio agricoltura e suolo, e che soprattutto non condurranno ad alcun vantaggio economico né per i cittadini né per le aziende è del tutto legittimo, specie se tali scelte non vengono condivise da chi su quel territorio vive e lavora.
Contrari all’opera ci sono infatti i comitati di cittadini ed associazioni ambientaliste, preoccupati di vedere i loro centri di residenza stretti ancora di più nella morsa di fiumi d’asfalto. Un progetto sul quale si è tornati molte volte negli ultimi anni, con un taglia e cuci quasi grottesco nel goffo tentativo di non perdere i finanziamenti statali né subire lo stop dell’UE per le procedure di appalto poco chiare. Un’opera «illogica e incongrua», com’è stata definita dai gruppi spontanei contro il passante, che non ha nemmeno permesso alle amministrazioni interessate di esprimersi in maniera compiuta.

Castenaso, Budrio, Ozzano dell’Emilia, Granarolo, Castelmaggiore, Bentivoglio, Calderara di Reno e altri comuni, rischiano di subire un’impennata del traffico automobilistico con una tangenziale urbana a 4 corsie per senso di marcia ed un passante autostradale a 3 corsie a Nord. Una cicatrice in un territorio ancora per larga parte agricolo sul quale incombe minacciosa una nuova, estesa urbanizzazione. L’ennesima scelta miope che scambia per progresso i costi enormi di costruzione e manutenzione di opere con scarso risvolto pratico e che spingono l’Italia sempre più indietro nel tempo per quanto riguarda trasporti e comunicazioni. Un’Italia, per interesse dei soliti noti, sempre più su gomma e che al ferro delle ben più sostenibili rotaie ferroviarie preferisce il rombo di automobili e camion. Un’Italia che costruisce autostrade nelle città, trafori nelle montagne e ponti tra isole, incapace com’è di uscire dalla prima novecentesca logica delle quattro ruote.

La proposta alternativa – Affermare che «non esistono alternative credibili al progetto» è una falsità. Fin dall’inizio della progettazione dell’opera Legambiente e comitati hanno proposto di trovare una soluzione utile, meno impattante e dispendiosa, avviando semplicemente un intervento di ampliamento della sede attuale della tangenziale: l’operazione non consumerebbe un centimetro di territorio, mentre il Passante Nord, se realizzato, distruggerà fisicamente 720 ettari di terra e eliminerà 8000 ettari di colture di qualità.
L’alternativa proposta costerebbe circa 500 milioni di euro, mentre il Passante Nord, solo per la realizzazione, senza contare le opere di mitigazione e gli espropri (notevoli peraltro) costerebbe 2000 milioni di euro, monopolizzando i finanziamenti statali su un’unica opera, e sottraendoli ad altre opere minori importanti ed urgenti tra le quali ulteriori mitigazioni ambientali per i residenti a ridosso della tangenziale di Bologna.
Infine equiparare il Passante Nord al Servizio Ferroviario Metropolitano è un parallelo molto preoccupante, che confonde le priorità della nostra regione, del circondario di Bologna e del momento storico che stiamo attraversando, di crisi economica e lotta ai cambiamenti climatici. A fronte di tagli al servizio pubblico, all’impoverimento delle famiglie, ad un problema endemico di inquinamento atmosferico della pianura, la strada da percorrere è solo quella di un potenziamento della mobilità collettiva e alternativa, che renda sempre meno necessario l’uso dell’auto.