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Scorretta la procedura urbanistica per il Centro tecnico del Bologna FC a Granarolo

Per la rilevanza territoriale occorrerebbe modificare la pianificazione sovracomunale

Si tratta dell’ennesimo uso improprio di accordi di programma e deroghe: chiederemo alla Regione di esprimersi sull’uso distorto della Legge 20

Un polo sportivo e polifunzionale che sottrarrà ben 22 ettari alla campagna alle porte di Granarolo: questo è il disegno che Provincia, Comune di Granarolo, e Bologna FC stanno delineando per gli anni a venire. L’ennesimo consumo di territorio agricolo di valore a dispetto della pianificazione: per concedere l’autorizzazione a costruire, infatti, è già stato previsto che il Comune emiliano dovrà mettere mano al proprio Piano Strutturale Comunale, concedendo una deroga e vanificando di fatto gli sforzi a tutela del territorio impliciti negli strumenti normativi urbanistici.

Ciò che si sta tacendo è che, attraverso una forzatura, questo progetto sta passando come  un’opera d’interessa prettamente locale, probabilmente per poter intervenire velocemente sul solo PSC di Granarolo senza intaccare gli altri strumenti di pianificazione urbanistica territoriale, in primis il PTCP della Provincia di Bologna. Ma chiunque, sbirciando i faraonici progetti del centro sportivo, si può render conto che questo polo attrattivo non ha solamente una rilevanza locale, e che il suo interesse può facilmente estendersi anche ai comuni limitrofi e all’intera provincia.

Secondo Legambiente, inoltre, il progetto del Bologna FC va nella direzione opposta ad ogni sensata strategia urbanistica, volta invece alla diminuzione dello sprawl (la dispersione abitativa fuori dai centri urbani), alla limitazione del consumo di suolo e alla creazione di nuovi poli attrattivi lungo le assi di mobilità pubblica di massa, e non in zone isolate e in territorio rurale che si dovrà successivamente provvedere a collegare con i grandi centri abitati.

“L’abuso della possibilità di messa in deroga delle normative vigenti attraverso lo strumento degli accordi con i privati al di fuori di percorsi pianificatori partecipati, significa fare un uso distorto della Legge regionale 20 sull’Urbanistica: proprio in questo si può rintracciare una delle principali cause della polverizzazione della campagna”, afferma Lorenzo Frattini, presidente di Legambiente Emilia-Romagna. “Per questa ragione chiediamo all’Assessore per la Programmazione Territoriale Urbanistica della Regione Emilia-Romagna di esprimersi al riguardo”.