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Convertire la centrale di Porto Tolle a Carbone? Assurdo!

Assurde le dichiarazioni di Zanonato: abbiamo bisogno di rinnovabili e risparmio energetico, non di carbone!

Chiediamo alla Regione Emilia Romagna che ribadisca, come aveva già fatto, la propria contrarietà al progetto, e si faccia promotrice della chiusura della centrale di Porto Tolle.

E’ del 10 maggio la notizia, passata in sordina, del raggiungimento delle 400 ppm di anidride carbonica in atmosfera: un valore mai raggiunto prima negli ultimi tre milioni di anni.
Proprio qualche giorno prima il Ministro Zanonato aveva dichiarato l’intenzione di intervenire per accelerare l’iter per la conversione della centrale di Porto Tolle (RO) a carbone, oggi sospeso in attesa della nuova Valutazione d’Impatto Ambientale da parte del Ministero dell’Ambiente.

Esprimiamo la nostra contrarietà circa le scelte in materia di energia che il Ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato propone che, se attuate, porterebbero danni ambientali e sanitari, oltre che a squilibri al sistema elettrico italiano già sovradimensionato in termini di capacità installata.
Con l’avanzare delle energie rinnovabili infatti, che hanno ormai raggiunto la copertura del 28,2% dei consumi elettrici del paese, la strada da percorrere è quella della chiusura delle vecchie centrali, a partire da quelle a carbone, soprattutto se situate in zone di interesse naturalistico come il Parco del Delta del Po. L’eccesso di capacità installata rappresenta infatti uno squilibrio del sistema elettrico italiano, progressivamente ampliatosi nel corso del tempo a seguito dell’incremento delle rinnovabili concomitante al rilascio continuo di autorizzazioni prevalentemente ad impianti a gas per anni per migliaia di megawatt.

La centrale di Porto Tolle, situata nel Parco del Delta del Po al confine fra Emilia-Romagna e Veneto, è da tempo emblema di un modo non più accettabile di fare scelte energetiche: considerare avanti a tutto il costo del combustibile. Il carbone è un fattore di inquinamento, di danni cioè alla salute e all’ambiente, ed un fattore di regresso delle scelte in materia di energia. Mentre si guarda al futuro con il risparmio energetico e le fonti rinnovabili, consideriamo inaccettabile il tentativo di incrementare il ricorso al carbone nel nostro Paese, e soprattutto se fatto in un’area protetta.
Convertire la centrale di Porto Tolle a carbone è incompatibile con una visione lungimirante dell’energia, con la salute degli abitanti delle zone limitrofe, con il Parco del Delta del Po in cui è situata. Utilizzare il combustibile più inquinante nel mezzo di un Parco naturale protetto di importanza internazionale è un errore. Se si realizzerà, costituirà un precedente preoccupante.

“L’apertura di una nuova centrale a carbone – dichiara Lorenzo Frattini, presidente di Legambiente Emilia Romagnava in senso contrario alle politiche nazionali e internazionali che indicano risparmio energetico e rinnovabili come fulcro per la lotta ai cambiamenti climatici. L’indicazione politica del Ministro è anacronistica ed incomprensibile, e rischia di aumentare ancor più la distanza della politica dai cittadini. Inoltre nel giro di qualche anno dobbiamo porci l’obiettivo di chiudere qualche centrale ad idrocarburi già esistente, anche in questa regione: nei tempi in cui la riconversione di Porto Tolle dovesse essere completa ci troveremmo già in un altra era dell’energia. Siamo sicuri di voler andare in questa direzione?”

Chiediamo quindi alla Regione Emilia-Romagna, che in passato si era espressa in modo contrario al progetto di riconversione a carbone, di farsi promotrice della richiesta di costituzione di un tavolo sovraregionale che si ponga come obiettivo la chiusura della centrale a carbone di Porto Tolle.