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Centro sportivo Bologna FC a Granarolo

A seguito delle notizie riguardanti l’apertura di un fascicolo conoscitivo d’indagine da parte della Procura di Bologna, riportiamo il comunicato stampa inviato a febbraio 2013, alla presentazione dell’esposto di Legambiente Emilia-Romagna sul progetto del nuovo centro sportivo del Bologna FC.

Un intervento da 22 ettari in piena campagna di Granarolo, che prevede il cambio di destinazione d’uso dell’area (oggi agricola), variando gli strumenti urbanistici del Comune grazie ad un accordo fortemente voluto dalla Giunta Draghetti.

Come già segnalato fin da quest’estate, per Legambiente si tratta dell’ennesima forzatura delle regole urbanistiche che questa Regione si è data, oltre che un ennesimo danno al territorio.
Sono numerosi i tecnici e gli stessi addetti ai lavori che in questi mesi hanno segnalato disagio e sdegno riguardo le modalità e i contenuti dell’operazione.

Un intervento di modifica dei PSC che viene giustificato formalmente dalla presenza di “rilevante interesse pubblico”, secondo l’articolo 40 della legge regionale 20/2000. Un interesse pubblico poco evidente per Legambiente, secondo cui i dati certi della vicenda sono una perdita di suolo agricolo in piena campagna, operazioni immobiliari e cambi di destinazione di terreni appartenenti a privati.

Un particolare rammarico da parte di Legambiente per la posizione della Regione: l’assessorato guidato da Alfredo Peri ha di fatto scelto di non entrare nel merito delle scelte portate avanti dalla Provincia di Bologna.
A parere dell’associazione, infatti, si tratta di una sconfitta della politica, senza considerare che questa regione continua a pagare un prezzo altissimo in termini di consumo di suolo, e di fronte all’ennesimo uso degli accordi di programma a danni del territorio la strada risultava obbligata.
Da un punto di vista più generale Legambiente ricorda come l’Italia sia accomunata ai paesi più in crisi dell’Europa (ad esempio Grecia, Spagna) per l’alto consumo di cemento procapite. Un segnale di politiche che hanno puntato fortemente sulle operazioni speculative come motore economico: politiche evidentemente sbagliate non solo dal punto di vista ambientale ma anche per gli effetti ultimi sull’economia.
Infine, riguardo le ricadute in termini sportivi, Legambiente – che conta tra gli attivisti numerosi tifosi rossoblu – evidenzia come la vicenda abbia ben poco a che vedere con l’attività agonistica e di club, che può essere portata avanti senza essere legata ad interventi immobiliari così impattanti su ambiente e territorio.