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Convivenza del Lupo con gli agricoltori

Bene il primo passo della Regione
Possibile la compresenza di questo splendido carnivoro con l’agricoltura in montagna
Urgente disinnescare le conflittualità e fare chiarezza comunicativa, sanzionando chi diffonde false informazioni
Troppe le leggende metropolitane che vengono alimentate ad arte contro questo carnivoro
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Esprimiamo parere positivo sul piano presentato pochi giorni fa dalla Regione, per prevenire gli attacchi dei lupi al bestiame.
Si tratta di un primo passo nella giusta direzione, a cui tuttavia devono seguirne altri provvedimenti, per far si che si arrivi ad una convivenza positiva tra allevatori in montagna e questo carnivoro protetto a cui è necessario garantire la massima tutela.
Se il fenomeno degli attacchi agli animali domestici è infatti una realtà da affrontare, stiamo assistendo purtroppo ad una campagna mediatica che vede spesso vari soggetti, istituzionali e non, trovare spazio sui giornali per ingigantire il problema e proporre una sola soluzione: quella dell’eliminazione dei lupi.
Un atteggiamento irresponsabile che costituisce il substrato culturale che alimenta episodi illegali di bracconaggio con bocconi avvelenati o fucilate.
Al contrario il problema può essere affrontato con successo adottando altre soluzioni che partono dalle modalità di allevamento, già sperimentate anche in altre aree d’Italia.
Il piano della Regione prevede tre tipi di azione, entrambe necessarie: la sensibilizzazione degli allevatori, sopralluoghi di esperti presso le aziende per studiare le modalità di difesa da adottare e fondi per finanziare l’acquisto di cani da pastore e di altre protezioni, come recinzioni e dissuasori.
Ricordiamo che a fianco di queste azioni esiste da tempo il risarcimento dell’intero valore dei capi predati. E’ vero che questo da solo non è una risposta a chi investe denaro e passione in un’attività economica, ma è anche vero che spesso una maggiore attenzione alle modalità di allevamento potrebbe evitare il verificarsi di questi episodi
Rispetto alle azioni della Regione, segnaliamo alcune proposte e criticità da superare:

– i fondi a disposizione sono limitati e dovrebbero essere reintegrati di anno in anno, in modo da ampliare il numero delle aziende beneficiarie;

– nella fase di comunicazione agli allevatori occorre cercare modalità che garantiscano di incrociare anche quella fascia meno istruita che potrebbe rischiare di essere esclusa dall’opportunità;

– è necessario un monitoraggio dell’utilizzo dei fondi elargiti negli anni successivi, per verificare l’effettiva efficacia, ma soprattutto la corretta applicazione dei metodi dissuasivi. Troppo spesso, si dice che i dissuasori non funzionano e quindi bisogna ricorrere ad altri mezzi (le armi), quando invece si scopre che gli stessi metodi dissuasivi non sono stati attuati correttamente. Visto che oggi si fa il primo passo in questa direzione investendo fondi della collettività, non è possibile permettere che ne venga fatto un uso scorretto

– parallelamente agli incentivi occorre cominciare a valutare prescrizioni sulla gestione delle bestie al pascolo, possibilmente da legarsi ai finanziamenti del nuovo PSR

A fianco a questo, occorre che si avvii un percorso culturale più ampio, di cu la Regione deve farsi promotrice. La creazione di un coordinamento regionale per la tutela del lupo che metta assieme i vari soggetti coinvolti, oggi fortemente frammentati e non coordinati, e che affronti assieme il tema della conservazione con quello della convivenza del lupo con le attività antropiche.
Assieme a questo occorre un lavoro informativo tra la gente che serva a fugare le leggende metropolitane, prive di valore scientifico, che troppo spesso acquistano rilievo mediatico.
“E’ giusto da parte della Regione prendere una posizione netta: tutela del lupo e aiuto alle aziende, senza altri compromessi” sostiene Lorenzo Frattini, presidente regionale di Legambiente “Se la tutela della montagna passa per la capacità di mantenere aziende agricole attive in quest’area più fragile del nostro territorio, è ovvio che non si può più permettere che la convivenza tra uomo e lupo venga percepita come conflittuale. Purtroppo sono tanti oggi i soggetti che soffiano sul fuoco per radicalizzare le posizioni, a cominciare da alcuni sindaci che portano avanti posizioni medioevali e irresponsabili. Ci aspettiamo che la Regione stronchi questi atteggiamento con un’adeguata comunicazione”

La deriva di conflittualità vista in questi giorni in Toscana va assolutamente disinnescata. Ci rendiamo disponibile a collaborare in modo produttivo su questo percorso, che tenga assieme il presidio della montagna e l’assunto che il ritorno del lupo è un risultato positivo per l’ecosistema che non può essere messo in discussione in nessun modo.