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Bene fondi regionali per agricoltura biologica e integrata, ma attenzione agli ecofurbi.

Nuovi fondi regionali su biologico e agricoltura integrata: una buona scelta, ma non si equiparino le pratiche.

Ora controlli e attenzione agli ecofurbi.

In Emilia Romagna, come in tutto il bacino padano, presenti alti tassi di fitofarmaci nelle acque: alle risorse stanziate deve corrispondere una vera riduzione della chimica e controlli adeguati

Apprendiamo con piacere della scelta della Regione di integrare i fondi del PSR rispetto alle ai bandi sull’agricoltura biologica e sulla lotta integrata che quest’anno registrano moltissime domande di contributi. Domande che eccederebbero le risorse economiche originariamente previste.
Sottolineamo come queste risorse in più debbano però essere accompagnate da adeguati controlli per evitare operazioni ecologiche solo sulla carta e che ad un impegno ingente di risorse pubbliche non corrispondano risultati apprezzabili in termini di riduzione dei carichi inquinanti .

Il Piano di Sviluppo Rurale infatti – va specificato per i non addetti ai lavori – stanzia ingenti risorse pubbliche per il sostegno all’agricoltura. Risorse che in buona parte sono assegnate con bandi a promozione di azioni specifiche: dall’ammodernamento dell’azienda, alla diversificazione del reddito, dal sostegno a donne e giovani fino agli incentivi per le varie pratiche ambientali e di risparmio di risorse.

Quest’anno i bandi destinati all’agricoltura biologica hanno registrato una crescita enorme di richieste. Crescita che conferma i trend positivi di questo settore rispetto alle richieste dei consumatorie e prezzi che assicurano agli agricoltori un più equo riconoscimento del proprio lavoro.
Una analoga crescita si è avuta rispetto ai bandi a supporto all’agricoltura integrata.

La scelta di aggiungere risorse rispetto a quelle originariamente previste appare quindi positiva. Ma in questo boom di richieste vanno garantiti alti livelli ambientali. Questo vale in particolare per l’agricoltura di tipo integrato, che se utilizza meno chimica rispetto a quella standard, non bandisce sostanze anche dannose come il glifosato e quindi è ben lontana dai risultati garantiti dalla pratica biologica.

Abbiamo già segnalato più volte come i fitofarmaci, si ritrovano in modo generalizzato e spesso massiccio nelle acque superficiali e sotterranee della regione, anche con un numero elevato di sostanze contemporaneamente (Leggi qui il nostro dossier). Una situazione di pressione ambientale e sanitaria che si somma all’emergenza dell’inquinamento atmosferico, che analogamente caratterizza la Pianura Padana.

Relativamente ai siti campionati in regione si rintracciano presenze di pesticidi nella maggior parte dei campioni di acque superficiali analizzati, numerosi sono i superamenti dei limiti di legge e delle soglie cautelative, si riscontra la presenza di più principi attivi contemporaneamente (effetto cocktail). Fonte di ulteriore preoccupazione è anche il permanere di queste sostanze nell’ambiente a distanza di anni.

Per questo è fondamentale che a impegni economici rilevanti, ci siano risultati ambientali altrettanto apprezzabili.