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No al Nuovo polo logistico di Piacenza avanzata dal fondo di Singapore

Un disastro da 900.000 mq di cemento che per la nuova legge urbanistica regionale non verrebbe nemmeno contabilizzato

“Così è svendita del territorio. Il Comune lo escluda dai propri piani e si pensi ad utilizzare aree dismesse, coinvolgendo i cittadini nelle scelte”

Legambiente lancia un secco monito alle istituzioni perchè non venga presa in considerazione la proposta di un enorme polo logistico nella periferia orientale di Piacenza, in zona Roncaglia.
Una proposta avanzata da una multinazionale immobiliare controllata da un fondo di Singapore – probabilmente per conto del colosso Alibabà – che riguarderebbe un’area enorme di circa 960.000 mq (circa 100 ettari !!) attualmente agricola, e solo in parte prevista in espansione dagli strumenti urbanistici esistenti.
Si tratta della cementificazione di un’area enorme, che da sola farebbe impennare il consumo di suolo di Piacenza e della Regione, che oggi fortunatamente viaggia a regimi ridotti rispetto al passato.
Non ci sono alternative al rifiutare un simile scempio, se le istituzioni locali e regionali non vogliono perdere la faccia rispetto alle dichiarazioni sul voler fermare il consumo di suolo.

Dichiarazioni che peraltro non coincidono con le scelte reali, commenta Legambiente, con un preciso riferimento alla legge urbanistica attualmente in discussione in Regione.
Infatti nel testo proposto dalla Giunta Bonaccini un intervento come quello avanzato a Piacenza non verrebbe contabilizzato rispetto al tetto di consumo di suolo previsto: sia perchè presentato nel periodo iniziale di moratoria (di almeno 4 anni) sia perchè  interventi definiti di carattere “strategico” starebbero comunque fuori dalle limitazioni imposte dalla legge.

La regione ha perso suolo agricolo a ritmi vertiginosi negli ultimi 30 anni. Oggi serve uno stop deciso ed una coerenza della politica, sia nelle scelte amministrative locali che nella definizione delle norme.

Per interventi di questo genere deve scattare la via prioritaria al recupero dei capannoni dismessi e alle zone degradate, e devono esserci scelte partecipate dai cittadini. Percorsi certamente meno scontati della mera trasformazione di aree vergini, ma su questa sfida passa il confine tra essere un area che nel contesto globale prova a guidare il percorso verso il futuro, o che semplicemente si piega ad essere terra di conquista per il migliore offerente.

Legambiente chiede che venga negata, sin da ora, la possibilità di questa ulteriore espansione del Polo Logistico, avviando il vero intervento necessario nella logistica piacentina: un reale lavoro, di concerto con tutte le forze imprenditoriali e sindacali, di messa in sicurezza e ambientalizzazione dell’attuale comparto – di oltre due milioni di mq-  anche a tutela dei lavoratori coinvolti, da anni oggetto di sfruttamento.

Oltre all’insostenibile consumo di suolo agricolo e di impermeabilizzazione, l’eventuale espansione aumenterebbe esponenzialmente il traffico veicolare pesante, già insistente sull’area, aggravando di fatto la condizione già emergenziale dell’inquinamento atmosferico cittadino.