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Eutrofizzazione: preoccupante fenomeno nel riminese

Le segnalazioni di cittadini, confermate da ARPA evidenziano un fenomeno fuori dal normale

E’ indispensabile avviare politiche di bacino di ampio respiro

A seguito delle numerose segnalazioni pervenute negli ultimi giorni alla nostra associazione, supportate da immagini che mostrano una anomala “marea scura” sulle coste adriatiche all’altezza del Riminese, Legambiente ha voluto approfondire cause ed eventuali problematiche di tale fenomeno.

Secondo quanto riferito dai bollettini della struttura oceanografica Daphne di Arpa Emilia Romagna, le acque di colore bruno-rossicce notate dagli abitanti della zona, sono frutto di un’intensa proliferazione microalgale – Diatomee con Chaetoceros e Skeletonema costatum come microalghe dominanti – dovuta a cospicui apporti fluviali, del Po in particolare, con conseguente “fertilizzazione” da nitrati, fosfati e silicati dell’area nord-occidentale del bacino adriatico.

Questa catena di eventi ha portato ad un fenomeno di eutrofizzazione acuta con conseguente innesco di condizioni di ipossia e anossia dei fondali. Nell’area meridionale dell’Emilia Romagna e nel Pesarese si sono verificati anche fenomeni di spiaggiamento di pesce collegati a tali condizioni, e favoriti da un movimento verso la costa di acque profonde prive di ossigeno, spinte da venti spiranti da terra.
L’evento è da considerarsi straordinario per il periodo in cui si è verificato, e per i territori coinvolti. Sono frequenti infatti i casi di anossia delle acque di fondo conseguenti a casi di eutrofizzazione, ma questi fenomeni si verificano prevalentemente nel periodo estivo autunnale e solo nei territori centro-settentrionali dell’Emilia-Romagna (in genere da Goro a Ravenna).

E’ indispensabile tenere alta l’attenzione sulle problematiche collegate al Grande Fiume, nel quale si riversano tutti i carichi antropici provenienti dai territori. Eccessivi carichi di nutrienti provenienti da agricoltura, zootecnia ed urbanizzazione diffusa, sono destinati a giungere fino alle coste adriatiche, rischiando di provocare fenomeni che possono portare a gravi problematiche sia di natura ambientale che economica. Ci chiediamo cosa sarebbe accaduto se tale fenomeno si fosse manifestato nel periodo di maggio-giungo, e quali effetti avrebbe avuto sul turismo rivierasco, economia trainante della zona.

E’ evidente come anomale condizioni climatiche , che si verificano sempre più spesso negli ultimi anni, possano portare a fenomeni inaspettati di grande portata, come gli eventi straordinari verificatisi in questo mese di aprile sulle coste adriatiche.
Sono indispensabili politiche di bacino che consentano di trasformare il Po in una risorsa per tutti i territori toccati dal suo scorrere, e non una miniera d’oro da saccheggiare, attraverso assurdi progetti di bacinizzazione, escavazioni di ghiaia o progetti di siti nucleari.