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Impianto a biogas di Bondeno

In una lettera alle istituzioni e ad Arpa l’Associazione chiede di intervenire per garantire che il funzionamento dell’impianto avvenga nel rispetto dei cittadini

Questi cattivi esempi gestionali creano diffidenza verso un’ indispensabile tecnologia, che occorre progettare e condurre con attenzione all’ambiente e non solo ai guadagni

Legambiente Emilia Romagna ed il Circolo  Alto Ferrarese scrivono a Regione, Provincia di Ferrara, Arpa e Comune di Bondeno, per ribadire  i problemi riguardandi l’impianto a biogas Bioenergy Renew, la cui mala gestione genera da tempo emissioni di miasmi, con gravi ricadute sulla qualità della vita dei cittadini.
L’associazione ricorda inoltre gli episodi di scarichi in scoli di bonifica, e la gestione scorretta del digestato col rischio di inquinamento dei corpi idrici.

Legambiente richiama le istituzioni al loro dovere e ad emettere un ordinanza di sospensione immediata delle attività, fino a quando non siano rispettati i criteri dell’autorizzazione, che impongono l’esercizio dell’attività senza emissione di odori molesti e senza uno spargimento del digestato dannoso all’ambiente.

L’associazione sottolinea inoltre come la cattiva esperienza di questo impianto, stia causando una diffidenza generalizzata, non solo nei cittadini ma anche negli amministratori, che rischia di impedire la diffusione di una tecnologia che se ben progettata e condotta è un efficace strumento di lotta ai cambiamenti climatici e di integrazione del reddito agricolo.
La presenza di incentivi a favore delle energie rinnovabili, non deve diventare solo elemento di speculazione, ma deve essere accompagnata da un attenzione all’ambiente a 360 gradi.

L’esperienza particolare è anche l’occasione per ribadire come risulti urgente l’emanazione delle linee guida per la gestione di questi impianti proprio per evitare questo tipo di problematiche sociali ed ambientali.
In particolare si ricorda che è necessario che la materia prima utilizzata sia adeguata alla tipologia di impianto, e deve provenire da filiera corta per evitare che i benefici energetici siano resi vani da trasporti troppo lunghi.Attenzione deve essere posta anche alle colture energetiche dedicate, che non dovrebbero superare il 10% della superficie agricola per non sostituirsi ad altre produzioni tipiche.