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Pieve di Pastino

Ripristinare il vecchio vincolo archeologico, e recuperare tutta l’area coinvolgendo associazioni, soggetti pubblici e privati

Sulle colline di Ozzano Emilia, verso Settefonti, a pochi chilometri dall’antica città romana di Claterna si trova l’antica Pieve di Pastino (chiesa dotata di fonte battesimale), la cui storia si perde nella notte dei tempi. Secondo alcuni storici la pieve sorgerebbe addirittura sui resti di un antico tempio pagano romano poi riconvertito in chiesa. Quello che è certo è che i primi documenti che parlano di questa Pieve risalgono al 1027.
La chiesa cinquecentesca, nata sulla cripta medievale oggi completamente interrata (e così protetta), presenta una grave crepa strutturale lungo la facciata e solo i puntelli della Sovraintendenza ne impediscono il crollo. Per anni non è stato fatto nulla e l’abbandono ha favorito il decadimento strutturale. Recentemente è nato anche un gruppo su Facebook, “Salviamo la Pieve di Pastino”, grazie alla passione di alcune associazioni culturali della zona, da alcuni esponenti della Sovraintendenza di Bologna e da alcune archeologhe dell’Università di Bologna. L’obiettivo è di salvare dalla distruzione la Pieve. L’intera struttura è oggi di proprietà dell’Università di Bologna, che ha tentato la vendita.
Tuttavia l’asta pubblica è andata deserta e la Pieve rimane pertanto di proprietà dell’Università di Bologna.

Per favorire la vendita si era anche cercato di modificare il vincolo esistente. Vista l’importanza del luogo dal punto di vista storico, architettonico, monumentale, ma anche ambientale (la Pieve è infatti inserita nel Parco dei gessi bolognesi e dei calanchi dell’Abbadessa), ritieniamo fondamentale il ripristino del vecchio vincolo risalente al 2004 e, come chiedono varie associazione di archeologi, l’introduzione anche del vincolo archeologico vista l’importanza dei reperti che stanno nel sottosuolo. E’ poi necessario procedere quanto prima al recupero dell’oratorio della pieve e della cripta, danneggiati dall’usura del tempo e dalla mancanza di controlli.

Siamo consapevoli delle difficoltà economiche in cui versa il Paese, ma ritieniamo sia possibile elaborare un progetto di recupero di tutta l’area che coinvolga soggetti pubblici (Università, Ministero dei Beni culturali, Comune di Ozzano Emilia, Regione Emilia Romagna, Ente parco), privati (ad esempi le fondazioni bancarie) e il mondo associativo impegnato nell’ambito della conservazioni dei beni culturali e dell’ambiente.

La Regione Emilia Romagna ha approvato all’unanimità nei giorni scorsi una risoluzione presentata dal gruppo Lega Nord e firmata da tutte le forze politiche, che sollecita un impegno trasversale per il raggiungimento di questo importante obbiettivo, al di là di ogni steccato ideologico. Crediamo che questo possa essere il punto di partenza per un’azione che possa fare rinascere quegli spazi in un’ottica di dotare il Parco dei gessi bolognesi e dei calanchi dell’Abbadessa di un’ulteriore elemento di valorizzazione.