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Presentato il Dossier Ecomafia 2012: la situazione in Emilia Romagna

Le storie ed i numeri della criminalità ambientale.

In Emilia-Romagna nel 2011 si registrano 1.030 infrazioni accertate, 1.240 persone denunciate e 347 sequestri effettuati.

La presenza mafiosa in regione è un fenomeno non trascurabile e cresce l’illegalità ambientale.

Legambiente è in prima linea contro i reati ambientali grazie al Centro di Azione Giuridica.

Questa mattina a Roma è stato presentato il rapporto Ecomafia 2012, edito da Edizioni Ambiente, con la prefazione di Roberto Saviano dedicata a Falcone e Borsellino e a tutte le vittime degli attentati mafiosi che venti anni fa sconvolsero il Paese.

33.817, tanti sono stati i reati ambientali scoperti nel 2011, quasi 93 al giorno, il 9,7% in più rispetto al 2010. Aumentano i reati contro il patrimonio faunistico, gli incendi boschivi, i furti delle opere d’arte e dei beni archeologici. Triplicano gli illeciti nel settore agroalimentare. Gli ecocriminali nel 2011 hanno accumulato 16,6 miliardi di euro.

Questi i numeri dell’attacco smisurato al Belpaese e al suo patrimonio ambientale, paesaggistico e artistico da parte di ecocriminali e ecomafiosi che saccheggiano e distruggono il territorio mettendo in pericolo la salute dei cittadini e il futuro del Paese, descritti dal rapporto Ecomafia 2012. L’indagine annuale di Legambiente sull’illegalità ambientale fotografa anche quest’anno una situazione grave e impressionante, contrastata con impegno dalle forze dell’ordine che nel 2011 hanno effettuato 8.765 sequestri, 305 arresti, con 27.969 persone denunciate.

Nello specifico, durante lo scorso anno sono aumentati gli incendi boschivi, che hanno devastato oltre 60 mila ettari di boschi; i reati contro la fauna sono aumentati del 28% con ben 7.494 infrazioni; il patrimonio storico, artistico e archeologico ha subito un vero assalto con furti aumentati del 13,1% e più 50% di sequestri effettuati. Contro la filiera agroalimentare sono stati accertati 13.867 reati, più che triplicati rispetto al 2010. I sequestri sono stati pari a 1,2 miliardi di euro con un danno erariale di oltre 113 milioni.

In lieve flessione (ma con numeri sempre straordinari soprattutto se confrontati col business legale), i reati nel ciclo dei rifiuti e del cemento.

5.284 reati e 5.830 persone denunciate nel primo settore. Sono invece 6.662 gli illeciti e 8.745 le persone denunciate (circa 4 al giorno), nel ciclo del cemento, dove nonostante la crisi e il calo del 20% stimato dal Cresme nel mercato legale, l’abusivismo ha fatto registrare 25.800 casi tra nuove costruzioni o grandi ristrutturazioni, con un fatturato che si conferma stabile intorno a 1,8 miliardi di euro.

La maggior parte dei reati registrati riguarda ancora una volta le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, con la Campania in testa, seguita da Calabria, Sicilia e Puglia. Mantiene in quinto posto il Lazio, mentre la prima regione del nord in classifica è la Lombardia seguita dalla Liguria.

La situazione dell’Emilia-Romagna resta più o meno stabile rispetto allo scorso anno: la nostra regione rimane salda all’11° gradino nella classifica generale dell’illegalità, registrando 1.030 infrazioni accertate, pari al 3% del totale nazionale, 1.240 persone denunciate, una persona arrestata e 347 sequestri effettuati nel 2011.

Una situazione che vede Legambiente in prima linea nella lotta ai reati ambientali. Negli ultimi due anni l’associazione è stata a processo come parte civile contro l’abusivismo edilizio della costa a Comacchio, il furto di sabbia nel Po, la gestione scorretta della centrale a biomasse di Ferrara, lo smaltimento illecito di rifiuti nell’area militare della Pertite a Piacenza e di inerti a Formigine (Mo). Molte anche le segnalazione e le denuncie effettuati da volontari e Guardie Ecologiche, dagli scarichi e discariche abusive, al bracconaggio, allo sversamento illeccito di limi nel torrente Scoltenna nell’Appennino modenese.

Gli illeciti legati al ciclo dei rifiuti sono numerosi anche in Emilia-Romagna: nel corso del 2011 sono state 234 le infrazioni accertate in regione.

Bologna è la prima provincia per infrazioni nella gestione dei rifiuti.

Nel corso del 2011, invece, l’illegalità legata al ciclo del cemento ha fatto registrare 145 infrazioni, 248 persone denunciate e 67 sequestri effettuati nel solo 2011.

Tra le province emiliano-romagnole Rimini detiene il primato negativo, seguita da Forlì-Cesena e Bologna.

La nostra regione purtroppo non è immune nemmeno al fenomeno dell’infiltrazione mafiosa nei circuiti legali. L’ultima relazione annuale della Direzione nazionale antimafia conferma la presenza delle imprese mafiose negli appalti, nelle speculazioni immobiliari, nel traffico illegale di rifiuti: “La ‘ndrangheta è l’organizzazione criminale italiana che, oggi, più di ogni altra è riuscita a infiltrarsi in regioni del Centro-Nord, e segnatamente in Emilia-Romagna e in Toscana”. I magistrati dell’Antimafia puntano l’attenzione soprattutto sulle attività dei clan nel settore immobiliare e del riciclaggio del denaro sporco, estorsioni e usura soprattutto a opera della ‘ndrangheta e della camorra.

Secondo Emilio Ledonne, procuratore generale di Bologna, non solo nelle province dell’Emilia-Romagna le organizzazioni mafiose ci sono, ma vogliono “insediarsi stabilmente per acquisirne le più importanti attività economiche”. Il Pg, all’apertura dell’anno giudiziario non usa mezzi termini parlando di “Pax mafiosa in regione” e denunciando un “aumento di fenomeni corruttivi anche rilevanti” nella nostra regione.

Tra i segnali più eclatanti di corruzione e illegalità diffusa ci sono le numerose inchieste, tra cui quella che la scorsa estate per una vicenda di presunta corruzione ha travolto il Comune di Parma con l’arresto di 11 persone, tra cui il comandante della polizia municipale, 3 dirigenti comunali e un investigatore privato. È l’inchiesta Green money su presunte tangenti per i lavori del verde pubblico. Gli indagati sono accusati di corruzione e reati contro la pubblica amministrazione. La Guardia di Finanza ha parlato di un giro di soldi pubblici per mezzo milione di euro. Lo stesso procuratore capo del capoluogo di provincia, Gerardo Laguardia, ha dichiarato che “a Parma il fenomeno della corruzione è molto diffuso”.

“La nostra regione, nonostante non sia tra quelle più colpite, registra un numero di reati ambientali sempre crescente che ci costringe a tenere alta l’attenzione sull’illegalità”dichiara Marco Sebastiano, direttore Legambiente Emilia Romagna – “In questa battaglia Legambiente è in prima linea, come testimonia il nostro impegno quotidiano di denuncia ma anche quello in sede giudiziaria grazie al CEAG, il nostro Centro di Azione Giuridica. Invitiamo le istituzioni a non abbassare la guardia sulle infiltrazioni mafiose, un fenomeno sempre più diffuso anche se poco appariscente, poiché ogni arretramento sulla cultura della legalità è sempre difficile da recuperare: per questo la nostra associazione è spesso a fianco di Libera e supporta il lavoro di chi denuncia, come il coraggioso presidente della Camera di Commercio di Reggio Emilia, Enrico Bini.”