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Legambiente su autostrada Orte-Mestre

La Orte Mestre poteva essere un’opera propulsiva per l’economia ed il turismo locale negli anni 70. Oggi è necessario ripensare al modello di mobilità, trasferendolo su ferro come avviene già da decenni nei paesi più avanzati d’Europa.

L’unico effetto della prevista infrastruttura viaria sarà nuovo consumo di suolo, con spreco di risorse utilizzabili per implementare la mobilità su ferro.

Interveniamo sulle dichiarazioni di Alberto Armuzzi, presidente di Legacoopservizi Emilia Romagna, riguardanti la nuova autostrada Orte-Mestre.

La visione che una nuova infrastruttura viaria possa essere un’opera propulsiva per l’economia ed il turismo delle zone da essa attraversate, ci fa tornare indietro nel tempo di 40 anni. E’ sconcertante come in questo paese non si riesca ad avere una visione avanzata di mobilità, con il trasporto di passeggeri e merci trasferito sul ferro, così come fanno ormai da decenni le nazioni più avanzate d’Europa.

Lo sviluppo del territorio passa attraverso strategie di largo respiro che integrino si le varie tipologie di mobilità, dando però priorità di investimenti e programmazione a quella innegabilmente più sostenibile: le ferrovie. Solo destinando un’ampia fetta di risorse economiche allo sviluppo del trasporto su ferro, riducendo gli investimenti su nuove strade ed autostrade, si potrà avere uno sviluppo duraturo e sostenibile per i territori.

Le arterie stradali sono “sovente intasate”, così come dichiara Armuzzi sostenendo la necessità dell’opera, poiché nel nostro paese e nella nostra regione non esiste al momento una via alternativa al trasporto di merci e persone: il problema quindi non si risolve aumentando strade e consumando altro territorio agricolo, ma investendo seriamente sull’implementazione delle vie del ferro.

Auspichiamo che anche il Sindaco di Cesena, Paolo Lucchi, ed il Presidente della Provincia Bulbi, rivedano la propria posizione sulla Orte Mestre, aprendo un tavolo regionale per lo sviluppo della mobilità sostenibile, visti anche i serissimi problemi di inquinamento dell’aria che attanagliano il bacino padano, sempre più seriamente negli ultimi anni.