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Parco Eolico ai passi Cisa-Cirone ed in Appennino

Il vento risorsa importante per la montagna e per combattere i cambiamenti climatici: non va compromessa da progetti sbagliati e opposizioni pregiudiziali.
Gli enti locali si facciano promotori di impianti e localizzazioni condivise col territorio.

In questi giorni torna alla ribalta il tema degli impianti eolici sui crinali dell’Appennino tosco-emiliano e la nostra associazione interviene per rendere note le sue posizioni, anche alla luce dell’avvio della Valutazione d’Impatto Ambientale sull’impianto eolico riproposto (dopo essere stato fermato dalla Regione Toscana nel 2010) dalla società ‘Energia Eolica Pontremoli’.
Vogliamo innanzitutto precisare che le fonti rinnovabili di energia, compreso l’eolico, sono una scelta necessaria per la riduzione delle emissioni climalteranti provenienti dalle fonti fossili e pertanto non condividiamo le posizioni pregiudizialmente contrarie ai parchi eolici sull’intero arco appenninico. Per questo non precludiamo la possibilità di realizzare impianti sull’Appennino Tosco-Emiliano, a condizione che localizzazioni e dimensioni tengano conto delle specificità locali, evitando di fare proposte in aree particolarmente vulnerabili dal punto di vista ecologico.
Senz’altro le condizioni di rispetto degli equilibri ambientali non rientrano nella proposta d’impianto tra i Passi della Cisa e del Cirone, nel Comune di Pontremoli. Si tratta di un progetto estremamente impattante per le dimensioni dell’intervento e per la delicatezza di quel tratto di crinale: a qualunque persona di buon senso non verrebbe in mente di proporre in una piccola valle di elevato valore naturalistico, 16 torri da 108 metri di altezza, un elettrodotto di diversi chilometri con tralicci fino a 50 metri di altezza e pesantissimi adeguamenti di strade di montagna per far passare TIR lunghi 45 metri!
L’impianto sorgerebbe in un’area individuata ‘non idonea’ all’eolico dalla Regione Toscana, a 12 metri dal Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano e da Siti d’Importanza Comunitaria per la biodiversità, interessando due valichi montani protetti per l’avifauna migratoria ed il geotopo di Groppo del Vescovo. Ma l’impatto forse più elevato insisterebbe sul delicato sistema territoriale della piccola valle che ospita le sorgenti del Fiume Magra, direttamente interessate dalle opere. L’alta Val di Magra, la cui fragile rete di borghi rurali, versanti terrazzati e piccole strade di montagna è già stata messa a dura prova dall’alluvione del 2011, verrebbe stravolta nel suo equilibrio idrogeologico molto precario da un cantiere di dimensioni colossali. Legambiente pertanto si opporrà decisamente a questo progetto.
Il vento è una fonte di energia importante per la montagna – commentano le strutture regionali e i circoli di Legambiente sui due lati del crinale – e non deve essere compromessa da proponenti spregiudicati. Chiediamo soprattutto agli Enti locali dell’Appennino di abbandonare un atteggiamento passivo per farsi carico attivamente di una proposta di pianificazione e fattibilità di parchi eolici sul proprio territorio, coordinata e condivisa in piena trasparenza coi cittadini, per superare le criticità che emergono da progetti calati dall’alto e che lasciano pochi benefici al territorio.