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Nuova ondata di cemento nella terra del Parmigiano Reggiano

Abbiamo scritto a Sindaci e Consiglieri Comunali della pianura parmense chiedendo un cambio di rotta sull’autostrada TI-BRE e le opere connesse.

La pianura parmense, terra di produzioni tipiche è minacciata da una nuova pioggia di asfalto.
E’ in fase di avvio, infatti, la realizzazione di un tratto dell’autostrada Tirreno-Brennero di 9 km che si fermerà come un moncone in mezzo alla campagna di Trecasali. Si tratta di un’opera che non ha alcun valore funzionale e sfregia in modo irrimediabile la campagna, con un’altissima probabilità di non venire mai completata nel collegamento all’Autostrada del Brennero.

Come se non bastasse questo danno, l’opera verrà accompagnata da diverse strade connesse: svincoli, opere complementari, piste di cantiere ecc.

Abbiamo scritto una lettera ai Sindaci ed ai Consiglieri Comunali di Parma, Trecasali, Sissa, Fontevivo e Fontanellato, per chiedere prima di tutto un ripensamento di queste opere, destinando i fondi ad azioni di valenza ambientale.

La realizzazione di nuove autostrade (ben 5 progetti solo in questa Regione), pianificate decine di anni fa, è un fardello storicamente anacronistico per il nostro paese, in contrasto con le politiche energetiche e trasportistiche indicate dall’UE, che si prefiggono come obiettivo la lotta ai cambiamenti climatici spostando le merci su ferro.
Soprattutto il nuovo cemento previsto con questo progetto, comporta un ennesimo contributo al consumo di suolo già elevatissimo che ha colpito la terra del parmigiano-reggiano e dei salumi tipici, minacciando la stessa tenuta economica di tale modello.

Nella lettera ricordiamo ai Sindaci che il problema del consumo di suolo rappresenta ormai un’emergenza, sottolineata dai programmi elettorali di ogni schieramento e raccolta, dal precedente ministro all’agricoltura Catania, in un DDL dai contenuti molto chiari rispetto alla necessità di arginare la perdita di campagna.
Per tale ragione riteniamo sia molto grave che, a fianco dell’inutile ramo autostradale, siano previste non opere compensative, ma altre opere viabilistiche: bretelle, tangenziali e piste di cantiere. Non azioni che vadano a determinare un consumo di suolo zero, a migliorare gli ecosistemi e l’economia rurale, a mitigare l’aumento di inquinamento o a riqualificare l’edilizia esistente, bensì altro cemento, secondo la vecchia logica che una grande opera porta con sé i soldi per altro cemento.

La nostra richiesta è quindi quella di fermare questa pioggia di asfalto, dando un segnale di coerenza con le affermazioni politiche contro il consumo di suolo e la tutela della Food Valley: in primo luogo rinunciando alle strutture viabilistiche complementari, a favore di altre opere di natura ambientale; in secondo luogo ripensando l’Autostrada stessa, che rischia di rimanere un’inutile cattedrale nel deserto, portando effimeri vantaggi ai costruttori e duraturi svantaggi al territorio.