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OGM, in piazza per un cibo di qualità ed un agricoltura libera dalle multinazionali

In questi giorni si sta consumando un tentativo, per introdurre gli OGM nell’agricoltura italiana, giocato non a viso aperto e con un dibattito pubblico, ma sottotraccia, sfruttando le pieghe normative e le aule di tribunale. E improvvisamente anche in Emilia Romagna potremmo trovarci questa primaveraad assistere alla semina di mais transegenico.

Il prossimo 9 aprile infatti il TAR del Lazio si pronuncerà sul ricorso presentato dall’agricoltore friulano che ha effettuato nel 2013 le semine di mais OGM (mais Mon 810 della multinazionale Monsanto) per chiedere l’annullamento del decreto interministeriale che ne vietava la coltivazione. Se il TAR del Lazio dovesse accogliere il ricorso (ed esiste il rischio concreto che ciò avvenga), è molto probabile che già dai giorni successivi numerosi agricoltori effettueranno semine incontrollate di mais Mon 810 in molte Regioni d’Italia.
La premessa a questa sentenza è il fatto che in Friuli Venezia Giulia, è in atto ormai da due anni un tentativo forzoso di introduzione colture OGM da parte di pochi agricoltori, che stanno esponendo a rischi di contaminazione le produzioni agricole di quel territorio.
Nel corso del 2013 sono state effettuate delle semine illegali di mais OGM a cui è seguito un decreto d’urgenza che già da agosto vieta la coltivazione di mais transgenico, ma che non è mai stato rispettato, in totale dispregio alla legalità.
Dopo l’altrettanto illegale raccolto di mais OGM nel mese di ottobre in Friuli Venezia Giulia, quella Regione stava valutando una bozza di documento sulla coesistenza tra agricoltura tradizionale e geneticamente modificata chesolo in questi giorni è stata superata con un ddl che pone uno stop agli OGM per 12 mesi.
Se il 9 aprile il TAR dovesse accogliere il ricorso potremmo assistere successivamente all’immissione in ambiente di materiale geneticamente modificato attraverso una semina: un atto irreversibile, che contamina il patrimonio genetico delle nostre colture.
A quel punto anche la Regione Emilia Romagna potrebbe decidere che il male minore sia l’emanazione di norme sulla coesistenza.
E’ assurdo che una decisione così rilevante per il nostro Paese come quella di aprire alle coltivazioni di OGM (cosa mai fatta sino ad ora) possa avvenire attraverso l’autorità giudiziaria senza un grande dibattito pubblico che dovrebbe coinvolgere la comunità scientifica, il mondo dei produttori e la voce dei cittadini.
Per tutti questi motivi è necessario una giusta informazione e una forte azione di sensibilizzazione al riguardo.
Legambiente nei giorni che precedono la sentenza del TAR, darà vita anche in Emilia Romagna ad iniziative di informazione e sensibilizzazione ai cittadini e alla stampa, con blitz, presidi e momenti informativi.
L’evento regionale sarà a Bologna il 3 aprile, presso l’antico mercato rionale del centro storico, ed il 5 al Mercato della Terra assieme a Slow Food e Greenpeace.

Associazioni che a livello nazionale hanno aderito alla Task Force per un’Italia Libera da OGM
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