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Non aprite quella porta!

Il caldo torrido fa esplodere i consumi per la climatizzazione, ma molta dell’energia utilizzata dagli esercizi commerciali viene sprecata per colpa della brutta abitudine di tenere le porte aperte

La lotta ai cambiamenti climatici passa anche attraverso il senso di responsabilità di commercianti, cittadini e imprese

In queste settimane di saldi, capita spesso di cercare un’oasi tranquilla nei negozi o nei caffè con aria condizionata. Lungo le vie dello shopping sono però troppi i negozi con le porte spalancate che invitano le persone ad entrare, ma che allo stesso tempo disperdono l’aria fresca prodotta con un grande dispendio energetico.
Fatta eccezione per qualche amministrazione comunale, come Parma, che ha imposto la chiusura delle porte dei negozi per incentivare il risparmio energetico, i dati dimostrano che la maggiore parte dei locali commerciali dei nostri comuni perseguono la cattiva abitudine di lasciare le porte aperte, come se ciò potesse incentivare la clientela ad entrare e lasciarsi andare ad uno shopping generoso. Al contrario, tenere le porte aperte dei negozi  ha un effetto negativo sia sull’ambiente che sulla salute di commercianti e clienti, senza portare inoltre nessun vantaggio all’afflusso di acquirenti nel negozio.
Lo dimostra anche uno studio realizzato dall’università di Cambridge dal quale emerge chiaramente che le porte chiuse non influiscono minimamente sul comportamento della clientela e sulla loro disponibilità all’acquisto, e che il semplice gesto di chiudere la porta fa risparmiare a un esercizio commerciale di media grandezza (da 70 a 150 m2 ), dal 30% a più del 50% dell’energia necessaria per la climatizzazione dell’ambiente. Non solo. Lo studio ha evidenziato anche che le concentrazioni di alcuni inquinanti ormai ben noti, come il Pm2.5 e l’NO2, sono più alte all’interno degli esercizi commerciali quando le porte sono tenute aperte, e che la semplice scelta di tenere le porte chiuse consentirebbe di ridurne la presenza rispettivamente del 45% e del 17%. È per queste semplici evidenze che in UK continua con successo la campagna “Close the door” (chiudi la porta), che in pochi anni ha raccolto numerosissime adesioni eccellenti del mondo della distribuzione e del piccolo commercio privato.
Nel rilevare questa abitudine commerciale tutt’altro che encomiabile, ricordiamo che la chiusura delle porte di un esercizio commerciale consente di ridurre fino al 50% l’emissione di CO2, il principale gas serra coinvolto nell’aumento delle temperature globali.
Ridurre le emissioni di gas clima alteranti per mitigare gli effetti del cambiamento climatico è una priorità per il nostro territorio, già famoso per essere il più inquinato d’Europa.
Sempre più spesso si assiste infatti ad eventi atmosferici inconsueti per l’Emilia Romagna, come l’alterazione della distribuzione delle precipitazioni, con fenomeni sempre più estremi di siccità o di allagamento che si ripercuotono sull’andamento della produzione agricola e sui bilanci delle amministrazioni per interventi emergenziali di ripristino. Fenomeni strettamente legati al riscaldamento globale.
Invitamo le amministrazioni comunali ad attivarsi rapidamente per deliberare regolamenti che obblighino la chiusura delle porte degli esercizi pubblici durante i periodi estivi ed invernali , al fine di evitare questi inutili sprechi energetici.
L’associazione, già impegnata nella promozione alla cittadinanza di stili di vita sostenibili attraverso lo sportello informativo a Bologna del progettoEcoLife, continuerà la sua battaglia contro le “porte aperte” con il coinvolgimento diretto degli esercenti, delle associazioni di categoria oltre che attraverso iniziative pubbliche di informazione e denuncia.