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Questione Lupo: la convivenza è possibile

Questione Lupo: la convivenza è possibile, ma è necessario affrontare il problema.

La Regione costituisca una struttura di supporto ed informazione sul modello di quanto fatto nel Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano.

Dopo la trasmissione Le Iene di ieri sera che ha toccato il tema Lupo – in cui peraltro un bracconiere del parmense ammetteva l’uccisione di diversi lupi (un reato di tipo penale) – gli attriti sul territorio sono arrivati alla ribalta nazionale. Peraltro dando ampio spazio ad esagerazioni e mistificazioni.
Che nella zona parmense la presenza del Lupo sia percepita come un problema e che questo stia sfociando nel conflitto, è assodato.
Tuttavia le reazioni che ci sono state e le leggende metropolitane che sono fiorite negli ultimi anni sono invece assolutamente fuori luogo e alimentate ad arte (sia dalla parte più retriva del mondo venatorio che dai politici dalle inclinazioni più populiste) per accentuare le paure della gente.
Alcune delle informazioni uscite nella stampa riguardanti attacchi di lupi a cani, verificate sul posto parlando coi diretti interessati, sono risultate più di una volta amplificate e fortemente distorte. I danni provocati nell’opinione pubblica da questa mala informazione sono enormi e difficilmente recuperabili.

Ma tali fenomeni non si registrano in quei territori dove si è attivata una politica seria di convivenza tra uomo e Lupo. E’ il caso delle aree in cui è attivo il WAC (Wolf Apennine Center) del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, composto da un gruppo di esperti che si occupano di rendere efficaci le misure di prevenzione dei danni e di dialogare con cittadini, allevatori ed agricoltori, garantendo correttezza di informazione. In tale contesto non si sono mai verificati i problemi invece registrati nella vicina area parmense ed il livello di scontro mediatico non ha mai superato il livello di guardia.
Occorre quindi che tale modello venga replicato sul tutto il territorio regionale, facendo tesoro di quell’esperienza positiva. Solo la Regione ha la possibilità di attuare questo tipo di percorso, creando sinergia tra Area Ambiente e Assessorato all’Agricoltura.
Le istituzioni non possono abdicare al ruolo di gestione di questa specie simbolo, di interesse comunitario e inserita tra quelle particolarmente protette, soprattutto nella situazione di deriva attuale, in cui verità scientifiche e organi di gestione preposti paiono sopraffatti da istinti irrazionali ed interessi particolari.

E’ evidente che nei comuni appenninici c’è una parte del mondo venatorio, influente sull’opinione pubblica, che soffia sul fuoco con un obiettivo ben chiaro: arrivare tra poco a poter abbattere i lupi. Un obiettivo che potrebbe essere facilitato nei prossimi giorni dalle scelte del Ministero, orientato a dare un “contentino” di abbattimenti (alcune decine di lupi all’anno), del tutto inutile nella pratica, ma che sdoganerebbe il tema della caccia al Lupo. Anche in considerazione dei circa 300 lupi che si stima vengano uccisi illegalmente ogni anno. Rispetto a questo va ricordato che le indicazioni scientifiche riportate in molti studi internazionali dimostrano come all’uccisione di lupi corrisponda solo una destabilizzazione dei branchi, con un aumento delle predazioni su animali di allevamento che, se non protetti con recinzioni adatte e cani da guardiania, divengono prede più facili rispetto a quelle selvatiche.
Infine rispetto a quanto emerso nel corso della trasmissione Le Iene, l’associazione si muoverà nei prossimi giorni per vie legali per verificare la veridicità dei reati dichiarati e perseguire i colpevoli.