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No! Al nuovo complesso industriale nel Parco Regionale del Delta Del Po

L’industria, promossa da Sindaco e privati, è completamente incongruente con il territorio. Ci sono aree industriali preposte.

Lanciamo l’allarme per l’industria pesante che minaccia il cuore del Parco Regionale del Delta. Un insediamento per la realizzazione di materiali inerti che il Sindaco ed il Consiglio Comunale di maggioranza del Comune di Comacchio intendono approvare grazie alla cancellazione di norme di tutela del Parco Regionale approvate solo sei anni fa.

L’area interessata – sede della ex Cercom, fabbrica di piastrelle – si trova lungo la strada che collega il centro storico di Comacchio alle stazioni turistiche dei Lidi. Dopo il fallimento dei proprietari, la Coop costruttori di Argenta, è stata abbandonata e lasciata a lungo nel degrado. Oggi, la nuova proprietà, la società SACMI di Imola, intende ristrutturare e realizzare una “fabbrica di polveri” funzionali all’industria ceramica, per poi cederla alla multinazionale spagnola Arcilla Blanca. La fabbrica riceverebbe la materia prima dal porto di Ravenna aumentando il traffico sulla già satura Statale Romea con la previsione di 170 automezzi al giorno.

Crediamo siano numerose le assurdità urbanistiche e territoriali della scelta:

  • l’area si trova nel centro del Parco in un area oggi a vocazione turistica e a due passi da un sito protetto di interesse comunitario. Lo stesso Piano del Parco attualmente in vigore prevede la delocalizzazione delle attività produttive residue.
  • Nello stesso comune di Comacchio esistono aree industriali apposite per ospitare insediamenti produttivi (l’area SIPRO).
  • L’area non è servita da viabilità idonea né da rete ferroviaria. Al contrario i materiali inerti arriverebbero dal porto di Ravenna, vicino al quale esiste un’area industriale che potrebbe tranquillamente ospitare tale insediamento, riducendo quasi a zero il trasporto su gomma.
  • se l’area è oggi sede di un vecchio insediamento il nuovo impianto raddoppierebbe i volumi, avrebbe edifici altri fino a 34 metri ed 8 camini visibili dunque da grande distanza, tant’è che ad oggi la commissione paesaggio ha dato pareri negativi.

Forti anche i dubbi sulla procedura: secondo l’interpretazione dell’Ente Parco si tratterebbe di un intervento su un’attività esistente, mentre la produzione è ormai assente dal 2009. Incongruenza evidenziata in modo ufficiale anche dagli uffici regionali con lettere a firma del Responsabile delle aree protette e del responsabile del Servizio Giuridico del Territorio.

Dunque una proposta che dovrebbe essere già stata respinta se non fosse per l’orientamento politico favorevole delle amministrazioni coinvolte, con l’esito di favorire alcuni gruppi economici a discapito della comunità.

“L’industria promossa da Sindaco e privati è completamente incongruente con il territorio .Ci sono aree industriali preposte e i posti di lavoro connessi potrebbero essere tranquillamente salvaguardati, realizzando la fabbrica in area più idonea.”

Insomma, si sta attuando una forzatura inaudita in spregio tanto allo statuto del Parco quanto alle normali regole di buona pianificazione. Auspica che il buon senso prevalga e che la politica prenda atto di avere commesso una svista tornando sui propri passi. In caso contrario chiederemo formalmente di dismettere il Parco, per manifesta insussistenza.