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Dossier Pesticidi in Emilia-Romagna 2019

Presentati i corpi idrici più inquinati e i “cattivi esempi” da evitare.

Nel 2017 sulle acque superficiali diminuiscono le irregolarità ed aumenta la superficie a bio, ma tante ancora le criticità.

“Sistema di monitoraggio ambientale tra i più completi a livello nazionale, ma servono più controlli per garantire il rispetto delle regole”.

Sul Glifosato le prime analisi 2018 confermano altissime presenze: necessaria una strategia di messa al bando sia di livello nazionale che regionale.

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Presentato oggi a Bologna il nostro Dossier regionale sui Pesticidi. Un lavoro in buona parte basato sui dati di monitoraggio delle acque superficiali 2017 (analisi effettuate annualmente da Regione e ARPAE) e sulle statistiche nazionali di ISPRA. Quest’anno arricchito dalle segnalazioni di “cattivo uso” dei pesticidi segnalati dai cittadini.

Rispetto alla situazione generale l’indagine mostra un leggero miglioramento rispetti ai dati 2016 ed una crescita continua delle superfici ad agricoltura biologica. L’Emilia Romagna, con 8 kg/ettaro di pesticidi acquistati, rimane comunque molto sopra la media nazionale.
Sono poi diverse le criticità in singoli corsi d’acqua, sia per concentrazioni di inquinanti che per numero di sostanze rilevate contemporaneamente. Valore massimo registrato nel 2017 è di 24 pesticidi (33 nel 2016) rilevati in un corso d’acqua del ferrarese, un valore elevato che genera il cosiddetto “effetto cocktail”: una situazione su cui mancano adeguate informazioni scientifiche rispetto ai possibili effetti sanitari sinergici. Sono 56 le sostanze fitosanitarie complessivamente rilevate nei nostri fiumi.
Diversi i bacini idrici in cui le somme dei vari pesticidi o la singola sostanza vanno oltre i limiti fissati dagli SQA (standard di qualità ambientali). Ovviamente il periodo nero è quello primaverile estivo dove si registrano i picchi più elevati nelle singole misurazioni.

Se promuovere le pratiche biologiche è la prima soluzione per combattere questo problema, risulta importante anche garantire il rispetto delle regole. Non solo in agricoltura ma in generale nella gestione del verde anche in aree urbane.
Abbiamo raccolto varie segnalazioni da cittadini, invitando gli stessi a continuare ad inviarne, dalle quali emergono diverse tipologie di pratiche scorrette che vengono attuate: l’uso massiccio di erbicidi nella manutenzione del verde a lato strada e lungo i canali, la mancata attenzione alle ricadute dei pesticidi sulle case e attività vicine durante l’irrorazione, l’uso di disseccanti per le pratiche agricole del tutto inutili ai fini della qualità dei prodotti, abbandoni di contenitori di pesticidi…. 

Per segnalarci casi problematici sul territorio potete compilare il seguente form (inviare anche materiale fotografico a info@legambiente.emiliaromagna.it)

L’Emilia Romagna dispone di un sistema di monitoraggio ambientale tra i più completi a livello nazionale, tuttavia esiste una necessità di maggiori controlli. E’ evidente che esiste un problema di rispetto dei disciplinari, delle distanze dalle abitazioni, di apposizione dei cartelli prima delle irrorazioni e mancata attenzione alla presenza di venti sfavorevoli. Tutti aspetti su cui le norme sono molto chiare, ma spesso non vengono applicate. Una situazione non semplice da monitorare, data la diffusione capillare di utilizzatori di sostanze pericolose. Per questo l’associazione ritiene che anche i Comuni debbano impegnarsi a vigilare e disciplinare la convivenza tra le attività agricole e attività e residenti limitrofi, e usare maggiore attenzione sul tipo di gestione del verde sul proprio territorio.
Infine una delle criticità che segnaliamo è l’incompletezza e disomogeneità del sistema nazionale di rilevamento: risulta difficile fare comparazioni tra regioni differenti. Ad esempio le sostanze cercate nelle analisi in Emilia Romagna sono state 91 contro le 46 delle Marche o le 28 della Puglia.

Il Glifosate, sostanza diffusissima e sospettata di alti impatti sanitari, viene cercato nelle acque solo in poche regioni: nel 2016 le ricerche del glifosate e dell’ AMPA (suo metabolita) sono state effettuate solo in Lombardia, Piemonte, Sicilia, Toscana e Veneto. Da giugno 2018 anche la Regione Emilia Romagna ha iniziato a monitorare queste due sostanze (una richiesta avanzata da Legambiente nel primo dossier del 2016).
Sebbene un solo semestre non sia un periodo completo per parlare di valori medi (che devono essere annuali) si può evidenziare come l’AMPA superi il limite di riferimento di 0,1 µg/l in 44 casi su 56 stazioni, mentre il glifosate supera i limiti in 16. In almeno una decina di stazioni le medie rilevate superano i valori di riferimento di oltre 50 volte!
Si può dunque ipotizzare che, a regime, il monitoraggio di questo erbicida porterà a numerose situazioni di superamento degli SQA paragonabili a quanto accade in Lombardia e altre regioni che già attuano il monitoraggio di questo erbicida.
Basterebbero questi dati per richiamare azioni urgenti per limitare l’uso di questa sostanza, a cui si aggiunge il dibattito in corso sulla reale pericolosità per la salute. Legambiente quindi torna a richiedere un piano nazionale e regionale per l’abbandono del Glifosate.

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