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Il MAB al Po grande, quattro anni di lavoro per il bene delle terre “basse”

Il 19 di giugno a Parigi viene conferito dall’UNESCO il riconoscimento MAB (Man and biodiversity) ai territori che si affacciano sul tratto mediano del Po, un’area ribattezzata “Po grande”. Si tratta di un’attestazione che certifica un territorio dove la biodiversità convive storicamente con l’attività dell’uomo, e dove è stata registrata – tramite il dossier di candidatura – la volontà di proseguire sulla strada dello sviluppo sostenibile. Insomma un “marchio” che premia il mix unico di golene fluviali, produzioni agroalimentari e gioielli artistici, ma anche un impegno politico al miglioramento ambientale. Un impegno tanto più importante se si considera che il Po è il principale fiume italiano ma – diviso com’è in tante regioni – risulta essere spesso dimenticato, poco conosciuto e altrettanto poco valorizzato.
Un risultato di rilievo nazionale dunque quello ottenuto a Parigi, ma che ha dietro un lavoro che viene da lontano, partito in modo informale e quasi per gioco quattro anni prima a Colorno…

L’avventura del MAB infatti muove i suoi primi passi a settembre 2015 quando Legambiente organizza un evento per lanciare l’idea di candidare il tratto mediano del Po al riconoscimento UNESCO e chiama Fausto Giovannelli presidente del Parco Nazionale a raccontare l’esperienza dell’Appennino Tosco Emiliano, territorio che aveva appena ricevuto il riconoscimento MAB.  In quell’occasione ci sono già i protagonisti del gruppo promotore: oltre a Legambiente, l’Università di Parma, l’allora Sindaco di Colorno Michela Canova, e l’autorità di Bacino. Inaspettatamente all’evento sono presenti autorità e diverse amministrazioni che si affacciano sul Po sia sul lato Emiliano che Lombardo: si capisce dunque che l’idea potrebbe diventare molto concreta.

Si inizia dunque a lavorare con convinzione, si iniziano a tessere relazioni tra amministratori, si organizzano viaggi di interlocuzione al Ministero dell’Ambiente e il progetto prende corpo.

Un appuntamento più strutturato si tiene a fine giugno a Polesine Parmense nell’ambito della festa dei Piccoli Comuni di Legambiente. L’evento si tiene all’Antica Corte Pallavicini, luogo simbolo del culatello – a testimoniare il legame con la tradizione agroalimentare. In quell’appuntamento si incassa il supporto anche della Regione Emilia Romagna presente con l’assessore all’agricoltura Simona Caselli ed il servizio Parchi. Si formalizza un primo nocciolo di territori interessati, con i comuni delle province di Reggio, Parma, Mantova e Cremona: comuni capofila risultano quello di Colorno, Motteggiana, Guastalla e Daniele Po. Poco dopo si aggiunge anche il territorio di Piacenza.

Ad ottobre 2016 il lavoro che si stava preparando – fino a quel momento sotto traccia – viene presentato per la prima volta alla stampa durante la Borsa del Turismo Fluviale di Guastalla, nello storico Teatro Ruggeri. Si lavora alle prime impostazioni grafiche e alle prime relazioni tecniche grazie anche al contributo di professionisti che forniscono il proprio tempo volontariamente.

Al link seguente le prime valutazioni e proposte >>

 

25 gennaio 2017 – In una nuova riunione alla Reggia di Colorno, viene ufficializzata la sottoscrizione del documento di intenti da parte di una folta rappresentanza di tutti gli enti coinvolti assieme al rappresentante UNESCO.
Nell’estate 2017 c’è il cambio al vertice presso l’Autorità di Bacino e il cambio di testimone  tra Francesco Puma ed il nuovo segretario generale è Meuccio Berselli che prosegue il lavoro avviato dal predecessore.
A dicembre 2017,  a Guastalla si comincia a definire il piano di lavoro.

Il 2018 è l’anno decisivo, con la presentazione della Candidatura al Ministero dell’Ambiente che dovrà trasferirla all’Unesco. Si susseguono gli appuntamenti a Roma presso il Ministero, vengono messi in campo diversi eventi di sensibilizzazione e informazione sul territorio per una piena consapevolezza dei cittadini. Gli uffici dell’AdBPo mettono in campo il lavoro di redazione della candidatura, con il contributo scientifico dell’Università di Parma.  Nel 2018 la compagine territoriale si allarga arrivando ad includere anche i comuni delle province di Rovigo, Lodi e Pavia.
Anche la comunicazione si struttura con la creazione del sito Po Grande e del suo profilo facebook www.pogrande.it/

A settembre 2018 il lavoro è ormai pronto, da quel momento si aspetta la valutazione UNESCO.

Il 19 giugno 2019 l’UNESCO sancisce il riconoscimento MAB: l’attestazione del valore del territorio del “Po Grande” e dell’impegno preso con il documento di candidatura verso uno futuro sempre più sostenibile.

Perché Legambiente ha lavorato al MAB?

Per Legambiente il lavoro sul MAB è innanzitutto uno sforzo per provare a garantire uno sguardo unitario e politiche comuni ad un ecosistema – quello del PO – che ha caratteristiche omogenee ma che è sempre stato trattato in modo frammentario, a causa delle divisioni amministrative (tra province differenti in regioni differenti). Un tesoro prima di tutto naturalistico, con il suo sistema di isole, lanche, golene e spiaggioni. Ma un tesoro conosciuto solo da pochi estimatori.
Questo ha significato nel tempo la perdita di opportunità e il fallimento di progetti che avrebbero potuto garantire il miglioramento ambientale, ma anche economico e sociale delle comunità.
Il MAB non rappresenta la costituzione di un’area protetta ma è l’impegno di una comunità a costruire un futuro basato sull’idea di sviluppo sostenibile: agricoltura di qualità a basso uso di chimica, protezione e valorizzazione della biodiversità, turismo lento, gestione ottimale dei rifiuti, politiche avanzate sul clima. Sono alcune delle chiavi di lettura che la comunità del MAB dovrà portare avanti in futuro.

Di seguito alcuni link utili per approfondire la storia della candidatura:
Tutelare e promuovere le terre del Po, settembre 2015 – Colorno
Presentazione progetto per la candidatura dell’area denominata Po Grande a “Riserva Uomo e Biosfera Mab, ottobre 2016 – Guastalla
Nasce la Riserva Mab Unesco del Medio Po, gennaio 2017 – Colorno

E’ attiva inoltre la pagina dell’associazione “Amici di Po grande” costituita per garantire il sostegno al progetto da parte della società e dai cittadini del territorio, clicca qui per visitarla >>