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Ampliamento caccia a specie minacciate: sconcertanti le richieste dell’ex Presidente del Parco Delta del Po

L’ex Presidente del Parco del Delta del Po chiede ampliamento caccia su specie minacciate

Sconcerto di Legambiente

“Serve urgentemente una svolta sui Parchi regionali, con vertici adeguati al compito di tutelare la biodiversità”

 

La tutela della natura da parte del Parco del Delta del Po è stata spesso discutibile negli ultimi anni, ma mai ci si sarebbe aspettati che un ex-presidente di parco passasse a sostenere, in una sede istituzionale, l’opportunità di continuare a cacciare specie dichiarate a rischio dalla UE, come la Pavoncella e il Moriglione.

È  il caso del consigliere regionale Marco Fabbri che – dismessi i panni da Presidente del Parco da meno di tre mesi per entrare nella maggioranza di Bonaccini – si è speso, in sede di Commissione Consigliare dedicata, per contrastare i limiti/divieto della caccia della Pavoncella e del Moriglione nel Piano Faunistico Venatorio Regionale. Due specie che sono state dichiarate minacciate e dunque bisognose di tutela. Tutele richiamate sia dal Ministero che da ISPRA (l’istituto tecnico nazionale incaricato di valutare lo stato della fauna e di suggerirne le linee guida gestionali).

Si tratta della conferma che da troppo tempo la gestione politica delle aree protette regionali ha bisogno di una svolta. Una gestione che oggi appare estremamente orientata a mediazioni al ribasso per favorire ogni tipo di interessi, anche i meno adatti ad un’area protetta, o per “tenere a bada” le strutture tecniche impegnate a tutelare il territorio.

Riteniamo che il rinnovo di legislatura debba essere l’occasione per avviare una nuova stagione di gestione, in grado di fare prevalere l’obiettivo fondamentale per le aree più preziose del territorio: la tutela della biodiversità e del paesaggio. Obiettivi resi ancora più urgenti dall’emergenza  causata dal Coronavirus.

Nel merito delle posizioni di Fabbri, l’ex presidente di Parco nella Commissione di fine aprile ha argomentato sui metodi di conteggio di queste specie, mettendo in discussione alcune valutazioni di ISPRA relativamente al calo delle popolazioni del Moriglione. Ha anche segnalato come la caccia potrebbe non essere un elemento di diminuzione degli esemplari.

“Queste posizioni non solo risultano scellerate, ma assolutamente infondate. Riteniamo inaccettabile che si possa già solo prendere in considerazione l’idea di consentire l’attività di caccia di due specie considerate a rischio, con l’aggravante che questa apertura venga da chi ha cariche pubbliche di rilievo, ed è stato alla guida di un Parco”.

Di seguito si riportano alcuni dati scientifici che dimostrano l’infondatezza delle posizioni di Fabbri.

I dati pubblicati dalla stessa Regione considerano il Moriglione “specie in declino a livello europeo” e citano tra le possibili cause l’attività venatoria, il degrado delle zone umide e la perdita di habitat. Peraltro, sempre dallo stesso studio, emerge come “il calo (numerico della specie in Emilia Romagna n.d.r.) è molto preoccupante se valutato su un periodo lungo e che si evidenzia una netta diminuzione: da 2467 esemplari nel 1994-2000 a solamente 1614 nel 2006-2009.” (Fonte: Lo svernamento degli uccelli acquatici in Emilia-Romagna 1994-2009, Regione Emilia Romagna, Tinarelli et al.).

Inoltre, la media quinquennale delle presenze 2006-10 risulta drasticamente calata rispetto al primo valore disponibile (1991-95) (Risultati dei censimenti degli uccelli acquatici svernanti in Italia. Distribuzione, stime, trend delle popolazioni nel 2001-2010).

La stessa pubblicazione regionale tratta anche la Pavoncella, considerata specie vulnerabile a livello europeo (SPEC2) per il forte declino generalizzato e riporta che l’aumento della popolazione nidificante italiana può essere collegato alla chiusura della caccia in febbraio e alla rinaturalizzazione di molte aree della regione (si consideri che in ER si stima la presenza di circa il 50% dell’intera popolazione italiana di pavoncella).

Ed ancora, citando testuali parole, che “La minaccia principale per le popolazioni svernanti è rappresentata dall’attività venatoria che tuttora limita fortemente la distribuzione della specie”.

Quanto appena riportato cita dati pubblicati dalla stessa Regione Emilia-Romagna, smontando la fantasiosa ipotesi di Fabbri secondo cui manchino conoscenze. Inoltre mostra come l’attività venatoria sia certamente fattore di declino per il Moriglione, così come la sua chiusura in determinati periodi abbia favorito il lieve incremento della Pavoncella, che rimane comunque specie vulnerabile.