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Aspettando Goletta: buone pratiche per la salvaguardia degli habitat marini

Durante la mattinata presentati i risultati della terza edizione di “Zero Plastica in Mare”, il progetto di fishing for litter a Porto Garibaldi (FE)

In sei mesi 10,4 tonnellate di rifiuti recuperati dai fondali adriatici da volontari e pescatori. Il 99% è costituito da plastica

Si apre la tappa di Goletta Verde a Marina di Ravenna presso la sede della Pro Loco, con una mattinata dedicata al racconto delle buone pratiche di tutela degli habitat marini in Emilia-Romagna. Diverse le realtà e le esperienze al tavolo: il progetto Zero Plastica in Mare, i progetti del Cestha e la start up Ogyre.

La mattinata si è aperta con la restituzione dei dai dati finali del progetto di fishing for litter “Zero Plastica in mare”, promosso da Legambiente e BNL Gruppo BNP Paribas: più di 10 tonnellate di rifiuti raccolti dai pescatori di Porto Garibaldi in sei mesi di monitoraggio, di questi il 99% è costituito da plastica.

Un quadro preoccupante, che conferma la forte presenza di rifiuti nei nostri mari, e che vede ancora una volta la plastica al primo posto fra i materiali rinvenuti. Anche quest’anno si registra, infatti, un aumento della percentuale di rifiuti plastici attribuibili alle attività produttive di pesca e acquacoltura nei mesi autunnali, – in seguito all’intensificarsi delle mareggiate che smuovono dal fondale tali rifiuti – con picchi giornalieri anche del 98%.

Come sempre protagoniste le calze per l’allevamento dei mitili – precisamente l’81% della plastica totale – che finiscono sul fondale piene e quando si svuotano risalgono verso la superficie smosse dalle correnti. Rispetto all’anno precedente questo dato è aumentato (73% dell’edizione 2019-20), e ciò è dovuto al forte incremento dei conferimenti di calze da parte degli allevatori di mitili.

Novità di questa edizione è proprio il loro coinvolgimento che, unendosi ai pescatori, per la prima volta hanno aderito alla sperimentazione conferendo i loro rifiuti, soprattutto le calze appunto, una volta ritornati nel porto.

Giunto alla sua terza edizione, il progetto ha visto il coinvolgimento di 6 volontari del circolo Legambiente “Delta del Po”, 46 pescherecci aderenti alla cooperativa della Piccola Grande Pesca di Porto Garibaldi (Ferrara), 17 pescherecci appartenenti alla cooperativa degli allevatori di mitili “Tecnopesca”, la società Clara spa, la Capitaneria di porto di Porto Garibaldi e il Comune di Comacchio.

Come per le scorse edizioni sono stati sei i mesi di monitoraggio, dal 1 dicembre 2020 al 31 maggio 2021, senza interruzioni anche in zona rossa o arancione, ma sempre nel rispetto delle direttive stabilite dal DPCM in vigore.

I DATI DEL MONITORAGGIO

Dalle reti dei pescatori e dei mitilicoltori sono stati recuperati precisamente 45.262 unità, per un peso totale di 10,4 tonnellate (10432,7 kg). Dall’analisi dei risultati ottenuti si nota che il 99% dei rifiuti pescati in mare è costituito da materie plastiche. Il restante 1% del materiale è composto da materiali tessili (1%), gomma (1%), carta e cartone (1%) e metallo (1%).

L’origine è da attribuire principalmente alle attività produttive di pesca e acquacoltura (82%), come calze per mitili, nasse, reti, cime, boe e altri attrezzi per la pesca. Il 17% deriva dalla cattiva gestione dei rifiuti urbani che si riversano in mare e l’1% da fonti non identificabili.

Rispetto agli anni precedenti si registra una diminuzione dei rifiuti urbani (17% contro i 30% dell’edizione 2018-19) e, all’interno di questa frazione, delle shopper e buste di plastica (2% contro l’11% dell’edizione 2018-19), così come diminuito è risultato anche il packaging (6% contro l’11% dell’edizione 2018-19). Questo dato può essere attribuito all’efficacia delle politiche contro l’utilizzo delle shopper monouso in plastica nei negozi, ma anche dell’incremento di aree con sistema di raccolta differenziata “porta a porta” dei rifiuti nel Comune di Comacchio.

Per quanto riguarda i rifiuti riconducibili all’emergenza pandemica in corso (mascherine, guanti monouso, flaconi di gel igienizzanti, ecc.), i volontari non hanno riscontrato una presenza significativa fra quelli ripescati in mare (pochissimi pezzi nell’arco dei sei mesi di progetto).

Il monitoraggio ha permesso però di notare la loro presenza sulle banchina del porto, nelle aree interne, lungo le strade e nei parcheggi: segno evidente di un problema che con molta probabilità tra poco tempo si ripercuoterà anche in mare.

«Avere avuto la possibilità di svolgere per il terzo anno consecutivo il progetto di Fishing For Litter ci ha permesso di rafforzare ulteriormente il già ottimo rapporto con gli operatori del mare, coloro che del mare vivono e che sono i primi a capire l’importanza della sua tutela. La nostra speranza è che da un progetto “sperimentale” possa nascere una realtà “normale”, efficiente e consolidata, passaggio fondamentale per cambiare la rotta e risolvere in futuro il problema del marine litter» – racconta Andrea Mantovani di Legambiente Delta del Po.

Tra le altre esperienze della mattinata, il progetto PESCA.M.I del centro di ricerca marine Cestha che ha coinvolto 35 pescatori tra pescatori a strascico, piccoli pescatori artigianali e pescatori subacquei recuperando un totale di 4,5 t di rifiuti e la start up Ogyre che cerca di sviluppare filiere di recupero della plastica proveniente dal mare.

Presente anche la Regione Emilia-Romagna che conferma il proprio impegno ed interesse a sviluppare strategie finalizzate alla rimozione delle plastiche nei nostri mari. Serve però un’azione concertata tra i vari livelli di governo ed i portatori di interesse nel raggiungimento di un obiettivo comune che deve essere quello di rendere questi progetti sperimentali in attività più strutturate nella normale attività di pesca.