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Polo logistico Ghiaie di Medesano: no ad un progetto insostenibile

Legambiente lancia l’allarme e esprime forte contrarietà sul consumo di suolo previsto a Medesano.

Il progetto del Polo logistico alle Ghiaie di Medesano è insostenibile: si tratterebbe dell’utilizzo di oltre 33 ettari di suolo agricolo, pari a 45 campi da calcio.

Questo intervento determinerebbe, per il Comune di Medesano, un balzo ai primi posti nella classifica regionale per il consumo di suolo.
Secondo ISPRA infatti nell’intera provincia di Parma, l’anno scorso il consumo di suolo è stato di 41 ettari. Secondo l’associazione la realizzazione di un intervento simile sarebbe l’ennesimo fallimento delle politiche urbanistiche regionali di contenimento della cementificazione.

Infatti, dopo 5 anni dall’emanazione della legge regionale 24 del 2017, che in teoria doveva limitare il consumo di suolo, il Comune di Medesano non ha ancora approvato il nuovo Piano (il PUG) che doveva avviare una nuova stagione di urbanistica basata sulla riqualificazione dell’esistente e cancellare le previsioni urbanistiche precedenti.

Al contrario il Comune, invece di adeguarsi ad una pianificazione più moderna ha tenuto in vita una previsione di zona produttiva che per oltre 10 anni non aveva trovato nessun interesse da parte del sistema produttivo tipico del territorio.
Solo ora la previsione, che risale al 2009 sta per concretizzarsi, solo per l’interessamento di attività logistiche, che poco hanno a che fare con la produzione di valore aggiunto sull’economia locale e che spesso sono invece caratterizzate da una logica di sfruttamento opportunistico dei territori.

Legambiente ritiene che il suolo agricolo sia un bene primario da preservare perché sempre più prezioso nell’interesse delle future generazioni e per la conservazione delle filiere produttive della nostra Food Valley. Nella Regione Emilia-Romagna si susseguono le richieste di insediamenti per la logistica, quello che viene proposto a Medesano è di dimensioni tali da essere considerato tra più devastanti.

Ecco i motivi:

  • Il progetto, che prevede la costruzione di almeno tre enormi edifici, avrebbe un forte impatto visivo,molto negativo su tutto il territorio rurale circostante e sul confinante Parco Fluviale del Taro.
  • Riteniamo che preservare il paesaggio e la memoria di questi luoghi – peraltro importantissimi per la tutela delle falde acquifere – sia di fondamentale importanza per la sopravvivenza delle filiere agroalimentari della Provincia di Parma.
  • Desta molta preoccupazione l’impatto indotto dal traffico di migliaia di mezzi pesanti sulle strade dei paesi del territorio circostante nel raggiungere i caselli autostradali. Il tutto si tradurrebbe in una maggiore congestione nelle strade che attraversano i centri abitati di Ramiola, Felegara, Medesano e Noceto. Probabilmente si determinerà anche l’aumento del traffico sulla statale della Cisa a Fornovo, Ozzano e Gaiano e di conseguenza un ulteriore peggioramento della qualità dell’aria.
  • Riteniamo che la richiesta di questo tipo di insediamento sul territorio di Medesano non sia giustificata da reali e documentate esigenze economiche ma rappresenti una strategia per rimanere ancorati ad un modello di sviluppo superato e antitetico alle istanze di tutela ambientale e di conservazione dei beni comuni fondamentali: il suolo, l’acqua e l’aria dei nostri paesi.

Il nostro presente ed il nostro futuro sono ben altro!

“Eccellenze, questa conferenza delle Nazioni Unite sul clima ci ricorda che la risposta è nelle nostre mani. E il tempo stringe. Stiamo lottando per la nostra vita. E stiamo perdendo. Le emissioni di gas a effetto serra continuano ad aumentare. La temperatura globale continua a salire. E il nostro Pianeta si sta avvicinando rapidamente a dei tipping point che renderanno la catastrofe climatica irreversibile. Siamo su un’autostrada diretti verso l’inferno climatico con il piede sull’acceleratore” (Antonio Guterres, Segretario dell’Onu – Dal discorso di apertura della Cop27, Novembre 2022)

Questo è il punto.

Quindici anni fa, forse, potevamo ancora illuderci riguardo agli effetti devastanti che lo sfruttamento illimitato delle risorse naturali e di quelle fossili avrebbe provocato all’intero Pianeta. Potevamo ancora ignorare che stavamo mettendo le cause per un Grande Disastro senza ritorno.

Quindici anni dopo la coscienza collettiva è cambiata, abbiamo capito tante cose, ora sappiamo che “la Terra, la terra è un corpo, un corpo che non ci appartiene, bensì una condizione di cui siamo parte e con la quale condividiamo un destino, una fragilità”.

Sappiamo che ogni nostra azione, piccola o grande che sia, ha un impatto sul futuro.

Dal nostro punto di vista, un Polo logistico è un’illusione “vecchia”, fa parte delle cose di cui non abbiamo più bisogno, che non ci servono, non ci aiutano. Ma la risposta è nelle nostre mani. Così come esiste il diritto per privati cittadini di proporre interventi di questo tipo certamente motivati da ottimi intendimenti, esiste il dovere per l’Amministrazione locale, per ogni Amministrazione locale, di aprire gli occhi sul futuro, di cogliere tutti i segnali che possono aiutare a costruire concrete speranze.

Comunicato dal circolo Legambiente di Fornovo.