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Scacco matto alle rinnovabili 2023 Il report di Legambiente sugli ostacoli che frenano lo sviluppo delle fonti pulite

Scacco matto alle rinnovabili 2023

Il report di Legambiente sugli ostacoli che frenano lo sviluppo delle fonti pulite 

Italia in forte ritardo nella realizzazione di nuovi impianti da rinnovabili

Sono 1364 quelli in lista d’attesa e ancora in fase di valutazione. In Emilia-Romagna 23 gli impianti in attesa di valutazione. Legambiente Emilia-Romagna: “È il momento che l’intera classe dirigente dell’Emilia-Romagna prenda una posizione netta a sostegno della realizzazione di nuovi impianti a fonti rinnovabili sul nostro territorio” 

A pesare la lentezza degli iter autorizzativi e le lungaggini burocratiche  di Regioni e Soprintendenze ai beni culturali, i due principali colli di bottiglia dei processi autorizzativi. A Rimini ancora fermi 330mw di energia pulita del Parco Eolico Off-shore 

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In Italia lo sviluppo delle rinnovabili continua ad essere una corsa ad ostacoli. A pesare in prima battuta norme obsolete e frammentate, la lentezza degli iter autorizzativi, gli ostacoli e le lungaggini burocratiche di Regioni e Soprintendenze ai beni culturali i due principali colli di bottiglia dei processi autorizzativi. Il risultato finale è che nella nostra Penisola l’effettiva realizzazione di nuovi impianti da fonti pulite resta timida e insoddisfacente, quasi un miraggio nel 2022. A parlar chiaro i numeri del nuovo report di Legambiente “Scacco matto alle rinnovabili 2023” presentato questa mattina alla Fiera K.EY di Rimini insieme ad un pacchetto di proposte e ad un’analisi su 4 legge nazionali e 13 leggi regionali che frenano la corsa delle fonti pulite.

Ad oggi nella Penisola sono 1364 gli impianti in lista d’attesa, ossia in fase di VIA, di verifica di Assoggettabilità a VIA, di valutazione preliminare e di Provvedimento Unico in Materia Ambientale a livello statale. Il 76% distribuito tra Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna. A fronte di questo elevato numero di progetti in valutazione – e nonostante le semplificazioni avviate dall’ex Governo Draghi e l’istituzione e il potenziamento appena stabilito delle due Commissioni VIA-VAS che hanno il compito di rilasciare un parere sui grandi impianti strategici per il futuro energetico del Paese – sono pochissime le autorizzazioni rilasciate dalle Regioni negli ultimi 4 anni. Nel 2022 solo l’1% dei progetti di impianti fotovoltaici ha ricevuto, infatti, l’autorizzazione. Si tratta del dato più basso degli ultimi 4 anni se si pensa che nel 2019 a ricevere l’autorizzazione sono state il 41% delle istanze, per poi scendere progressivamente al 19% nel 2020, al 9% nel 2021. Ancor peggio i dati dell’eolico on-shore con una percentuale di autorizzazioni rilasciate nel 2019 del 6%, del 4% nel 2020, del 1% nel 2021 per arrivare allo 0% nel 2022. In questo quadro, l’Emilia-Romagna si classifica tra le regioni con meno eolico approvato nel 2022.  Dati nel complesso preoccupanti se si pensa che negli ultimi anni sono aumentati sia i progetti presentati sia le richieste di connessione alla rete elettrica nazionale di impianti di energia a fonti rinnovabili, quest’ultime sono passate da 168 GW al 31 dicembre 2021 ad oltre 303 GW al 31 gennaio 2023. Altro campanello d’allarme è rappresentato anche dalla lentezza delle installazioni, come emerge dagli ultimi dati Terna, appena 3.035 MW nel 2022 – e l’incapacità produttiva del parco complessivo di sopperire alla riduzione di produzione. Le fonti rinnovabili, fotovoltaico a parte, nel 2022 hanno fatto registrare, tutte, segno negativo. L’idroelettrico, complice l’emergenza siccità, registra un meno 37,7% a cui si aggiunge il calo del 13,1% in tema di produzione da pompaggi che portano il contributo delle rinnovabili, rispetto ai consumi complessivi, al 32%. Ovvero ai livelli del 2012.

In questa corsa ad ostacoli, oltre alla lentezza degli iter autorizzativi e all’eccessiva burocrazia di Regioni e Soprintendenze ai beni culturali, a pesare sono anche i no delle amministrazioni comunali e le opposizioni locali NIMBY (Not In My Backyard) e NIMTO (Not In My Terms of Office). Ostacoli che Legambiente racconta anche nella mappa aggiornata dei luoghi simbolo con storie, che arrivano dal Nord al Sud della Penisola, di progetti bloccati e norme regionali e locali che ostacolano le rinnovabili. Ventiquattro le nuove storie sintetizzate nella mappa, che si aggiungono alle 20 dello scorso anno. Tra i casi più emblematici ritroviamo il Parco Eolico Offshore di Rimini, con i suoi 330mw di energia rinnovabile ferma in fase di VIA. già segnalato nell’edizione precedente. Legambiente rilancia oggi le sue proposte per accelerare lo sviluppo delle rinnovabili in Italia e l’effettiva realizzazione degli impianti a partire dall’aggiornamento delle Linee Guida per l’autorizzazione dei nuovi impianti ferme al 2010 e un riordino delle normative per arrivare, attraverso un lavoro congiunto, tra il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy e il Ministero della Cultura, per arrivare ad un Testo Unico che semplifichi gli iter di autorizzazione degli impianti, definisca in modo univoco ruoli e competenze dei vari organi dello Stato, dia tempi certi alle procedure. In questa partita rimane centrale il dibattito pubblico, uno strumento strategico sia per migliorare l’accettabilità sociale dei progetti sia per accelerare i processi autorizzativi ed evitare contenziosi inutili

“È il momento che l’intera classe dirigente dell’Emilia-Romagna prenda una posizione netta a sostegno della realizzazione di nuovi impianti a fonti rinnovabili sul nostro territorio” – commenta Davide Ferraresi, presidente di Legambiente Emilia-Romagna – “Alla luce degli ambiziosi impegni del Patto per il Lavoro e il Clima, che dovrebbero vedere il 100% di produzione di energia da fonti rinnovabili al 2035, e degli iter autorizzativi non sempre fluidi raccontati dal nostro dossier, continua a manifestarsi l’opposizione di esponenti politici di diversi partiti e Amministrazioni al rafforzamento del parco impianti regionale: questo sta avvenendo in tutti i territori, dalla montagna alla costa. È il momento invece di prendere coscienza di quanto sia urgente affrancarci dalle fonti di energia fossili e ridurre la nostra dipendenza dall’importazione di energia dall’estero.”

“Questo ritardo culturale è ancora più grave a fronte della rapidità con cui è stato approvato il progetto del nuovo rigassificatore di Ravenna, in soli 120 giorni, per decisione del Governo nazionale e con l’appoggio della Giunta regionale.  A questo punto occorre procedere celermente con la chiusura dell’iter autorizzativo del parco eolico offshore di Rimini e discutere costruttivamente del progetto proposto per Ravenna, due asset chiave per la transizione ecologica a livello regionale e nazionale, con 930MW di energia complessiva in attesa di approvazione.”

“Le fonti rinnovabili, insieme a politiche serie e lungimiranti di efficienza energetica, rappresentano una chiave strategica non solo per decarbonizzare il settore energetico, priorità assoluta nella lotta alla crisi climatica, ma anche per portare benefici strutturali nei territori e alle famiglie e per creare opportunità di crescita ed innovazione in ogni settore. Se è vero che non esiste l’impianto perfetto – commenta Katiuscia Eroe, responsabile nazionale energia di Legambiente – è altrettanto vero che questi impianti possono essere integrati al meglio ed essere valore aggiunto per i cittadini e le cittadine che vivono quei territori. Per questo è fondamentale non depotenziare uno strumento prezioso come quello del dibattito pubblico, come rischia di fare il Governo Meloni con la nuova proposta del Codice degli Appalti. La partecipazione dei territori e il loro protagonismo sono parte essenziale della giusta transizione energetica”.

Controesempi da prendere come modello: Due le buone pratiche raccontare da Legambiente. Quella della Campania, dove prima del 2021 erano presenti 183 istanze di autorizzazione per impianti da fonti rinnovabili ferme, alcune addirittura dal 2006. La Regione è intervenuta sulla Legge Regionale n.37 del 2018 e grazie alla modifica apportata, è stato possibile riaprire una call per tutti i progetti che risultavano bloccati. In Calabria dal 16 maggio 2022 la Regione ha disposto che i procedimenti di Autorizzazione Unica degli impianti da fonte rinnovabile e le procedure connesse saranno molto più agevoli.

Il report su www.legambiente.it