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Fotovoltaico, Legambiente: “La Regione dia una chiara indicazione a favore dell’agrivoltaico”

Fotovoltaico, Legambiente: “La Regione dia una chiara indicazione a favore dell’agrivoltaico” 

L’associazione ecologista interviene sulla delibera proposta dalla Giunta regionale: “L’agrivoltaico è una garanzia di continuità per la produzione agricola dell’Emilia-Romagna” 

Il modello agrivoltaico fondamentale per la sostenibilità ambientale e economica del comparto agricolo dell’Emilia-Romagna: “Meno vincoli alle configurazioni agrivoltaiche dal punto di vista autorizzativo, altrimenti il rischio è che prevalga il fotovoltaico tradizionale anche su terreni agricoli”

È giunta in questi giorni all’attenzione dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna la proposta di delibera relativa ai “criteri per la localizzazione degli impianti fotovoltaici, la tutela dei suoli agricoli e il valore paesaggistico e ambientale del territorio”. Si tratta di una delibera che, in attesa della pubblicazione del decreto attuativo sulle “aree idonee” previsto dal Dlgs 199/2021, sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, è finalizzata a dare un’indicazione per i procedimenti autorizzativi relativi all’installazione di nuovi impianti fotovoltaici sul territorio regionale.

“Sebbene sia significativo che la Regione emani una nuova delibera per aggiornare le norme passate”, sottolinea Legambiente, “la proposta rischia di mettere i bastoni tra le ruote agli impianti agrivoltaici, ovvero gli impianti fotovoltaici con minore densità di pannelli per metro quadro e installati ad altezza da terra sufficiente da consentire lo svolgimento dell’attività di produzione agricola nell’area sottostante”

“Dal momento che la produzione di energia da fonti rinnovabili resta uno dei principali obiettivi in materia di sviluppo economico e di riduzione degli impatti delle attività umane sull’ambiente, non possiamo prescindere in Regione dall’opportunità offerta dall’agrivoltaico: si tratta di configurazioni di un impianto fotovoltaico adatte alla compresenza con tutte le colture che non richiedono la coltivazione in pieno sole e che beneficiano di una parziale schermatura dalla radiazione diretta. Questa copertura parziale è un vantaggio soprattutto durante il periodo estivo, quando può contribuire a ridurre la temperatura del suolo e quindi il tasso di evaporazione, diminuendo il rischio di stress idrico per le colture e il fabbisogno di acqua.”

“Il contenuto della delibera, che limita la superficie complessiva occupabile da impianti di questo tipo all’interno di aree agricole, tradisce ancora una visione dell’agrivoltaico come configurazione analoga al fotovoltaico tradizionale a terra sotto il profilo della sottrazione di suolo all’attività agricola”, commenta Legambiente. “La realtà, al contrario, è che produzione agricola e produzione di energia possono coesistere proprio grazie all’agrivoltaico. Anzi, queste due produzioni devono coesistere dal nostro punto di vista: la produzione agricola oggi è tanto importante quanto la produzione di energia, e i progetti di agrivoltaico dovranno essere valutati dagli enti responsabili delle autorizzazioni proprio sulla base della garanzia della continuità dell’attività agricola, o del ripristino se tale attività era stata interrotta.”

“L’Assemblea legislativa della Regione deve emendare la proposta di delibera”, chiede Legambiente. “Abbiamo proposto ai Consiglieri regionali di considerare come consumo di suolo associato agli impianti agrivoltaici solamente il suolo sottratto all’attività di produzione agricola, invece dell’intera area interessata dall’impianto, come previsto oggi dalla proposta di delibera: per la maggior parte, infatti, la superficie agricola interessata da un impianto agrivoltaico resta a disposizione per le attività colturali, grazie all’altezza dell’impianto che consente la coltivazione e il passaggio delle macchine al di sotto dei pannelli. La superficie sottratta all’attività agricola coincide sostanzialmente con le aree in cui sono collocati i pali di sostegno dell’impianto.”

Penalizzare l’agrivoltaico potrebbe tradirsi in una penalizzazione del comparto agricolo in toto, soprattutto se in mancanza di una norma attuativa adeguata i vincoli potrebbero privilegiare la produzione di energia rinnovabile da fotovoltaico tradizionale anche su terreno agricolo. “Occorrono minori vincoli alle configurazioni agrivoltaiche dal punto di vista autorizzativo, a causa del maggior costo e della maggiore superficie necessaria per l’agrivoltaico a parità di potenza installata rispetto al tradizionale fotovoltaico a terra” – continua Legambiente –  “mantenendo i limiti di copertura previsti dalla proposta di delibera, l’agrivoltaico sarebbe nettamente penalizzato.”

“Con il modello agrivoltaico gli stessi agricoltori possono ammortizzare l’investimento diversificando anche il flusso delle entrate tra produzione agricola ed energetica. Se invece la delibera non fosse modificata e si mantenessero i vincoli attuali per l’agrivoltaico”, conclude Legambiente, “il rischio è che il suolo agricolo dell’Emilia-Romagna venga occupato da impianti di fotovoltaico a terra tradizionale, a quel punto sottraendo per davvero superficie agricola utile per le coltivazioni del nostro territorio.”