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7000 firme per ambiente e beni comuni ancora ignorate: presidio delle organizzazioni ecologiste sotto la Regione

7000 firme per ambiente e beni comuni ancora ignorate: oggi un presidio delle organizzazioni ecologiste sotto la Regione

Le 4 Leggi d’Iniziativa Popolare presentate a settembre da Legambiente Emilia-Romagna e Rete per l’Emergenza Climatica e Ambientale Emilia-Romagna non sono state discusse dalle Commissioni competenti. Si rischia un passaggio lampo in Aula e la bocciatura

A settembre 2022 quattro leggi d’iniziativa popolare sono state presentate in Regione con il sostegno di 7000 firme, grazie all’impegno di Legambiente Emilia-Romagna e Rete per l’Emergenza Climatica e Ambientale che, con una intensa mobilitazione, hanno raccolto 2000 firme in più rispetto alla soglia necessaria per il deposito dei testi.

Sei mesi dopo, questo grande esercizio di democrazia dal basso rischia di venire ignorato: le leggi sono state assegnate a novembre alle commissioni competenti, ma non è mai stata avviata la discussione. Ora c’è la possibilità che siano discusse direttamente in plenaria e che siano respinte.

“Riteniamo molto grave che le Commissioni consiliari, nei 6 mesi previsti, non abbiano trovato il tempo per discutere le proposte di legge, anche in un’ottica di valorizzazione degli istituti democratici partecipativi previsti dallo Statuto regionale.” – commenta Davide Ferraresi, presidente di Legambiente Emilia-Romagna. “L’Assemblea legislativa non può sottrarsi a una discussione di merito sui contenuti di queste proposte, che affrontano argomenti cruciali per il futuro della nostra regione. La scelta di redigere queste proposte nasce infatti dalla scarsa ambizione, quando non dalla poca efficacia, delle politiche regionali in materia ambientale.”

L’obiettivo delle 4 proposte di legge è quello di promuovere un’evoluzione sostanziale delle politiche ambientali della Regione, mettendo al centro il riconoscimento e la promozione dei beni comuni, il contrasto al cambiamento climatico e la transizione ecologica ed energetica. Di fronte al disastro ambientale in corso in Emilia-Romagna, è più che mai necessario accelerare su politiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici in atto.  In questo senso, le 4 leggi possono essere un importante riferimento per orientare le politiche regionali, grazie al supporto dimostrato dalle organizzazioni che hanno affiancato la campagna e alla cittadinanza che ha sottoscritto le proposte in un grande esempio di democrazia partecipativa.

“Anche le drammatiche vicende di questi giorni che hanno interessato la Romagna e altri territori della regione ci dicono che occorre cambiare radicalmente le politiche sin qui seguite a livello nazionale e regionale. Qualche commentatore politico dice in modo strumentale che ci sono responsabilità dell’ambientalismo del no. Ebbene, non da oggi, con le nostre proposte di legge, indichiamo che per contrastare il cambiamento climatico occorre abbandonare le fonti fossili e promuovere quelle rinnovabili, per fermare il dissesto idrogeologico e l’impermeabilizzazione del suolo è necessario fermare da subito il consumo dello stesso, per affermare scelte utili in materia ambientale si deve investire nei beni comuni, come l’acqua e il ciclo dei rifiuti. Di questo dovrebbero discutere le istituzioni a tutti livelli, a partire dall’Assemblea regionale, e la società nel suo insieme” – afferma Corrado Oddi, referente di RECA.

Legambiente Emilia-Romagna e RECA Emilia-Romagna chiedono dunque che l’Assemblea legislativa si pronunci per riassegnare le proposte di legge alle Commissioni consiliari competenti. Questo passaggio è considerato fondamentale per garantire un confronto di merito sul contenuto delle leggi stesse e sul contributo che esse potranno portare alla creazione di un nuovo modello produttivo e sociale per l’Emilia-Romagna.