Di fontanile in fontanile…tanti antichi mestieri per la Riserva di Valle Re

Pubblicato il 29 Giugno 2014 da in Parchi di Vita

DSC_0703La visita alla Riserva Naturale dei Fontanili di Corte Valle Re di Campegine (RE) che si è svolta domenica 29 giugno si è rivelata un’autentica sorpresa! Questo “fazzoletto” di terra, adagiato indisturbato nel bel mezzo della pianura Padana, è un vero e proprio scrigno di tesori naturali e storici: come l’olmo veniva maritato alla vite, anche le sue peculiarità ambientali si sono sposate con le vicissitudini dei suoi abitanti.
I segreti di questa terra ci sono stati svelati dal signor Giovanni Cagnolati, una delle memorie storiche del paese di Campegine. Giovanni, appassionato bibliotecario, ha dedicato una parte del suo tempo a raccogliere frammenti della storia di questi luoghi riuscendo a ricostruire in maniera leggera e gustosa, ma pur sempre puntuale e rigorosa, l’evoluzione del territorio dalla preistoria ad oggi. A lui nella narrazione si è affiancata Roberta Azzoni, referente della Riserva ed esperta delle caratteristiche floristiche e faunistiche.
Ascoltando i nostri accompagnatori, si ha subito l’impressione di avere un quadro completo sul paesaggio che ci circonda: ogni metro del bel percorso tra i sentieri dei fontanili viene scandito da spiegazioni e racconti. Davanti al primo fontanile che incontriamo lungo il tragitto, si schiude lo scenario sugli antichi romani, i primi a scoprire e sfruttare le ingenti quantità di acqua fresca e limpida provenienti dalle alte falde del sottosuolo affioranti nei fontanili. I prati stabili alimentati dalle risorgive della Riserva – spiega Giovanni – erano una pregiata fonte di cibo per gli animali del luogo, in particolare per le vacche che pascolavano in questi luoghi e che con il loro latte conferivano le caratteristiche proprietà del prodotto tipico principe di questa terra: il Parmigiano Reggiano.
Alla seconda tappa, dopo aver superato dei vialetti tracciati da pruni, biancospini, olmi ed altre specie arboree, ci siamo fermati davanti ad un secondo fontanile. Qui – ci racconta Roberta – le gallinelle d’acqua fanno capolino di tanto in tanto con i loro piccoli tra le cinture elofitiche di carici (Carex Elata) che crescono sulle sponde. Giovanni, molto attento alla storia dei mestieri, aggiunge che le lunghe foglie di questa specie venivano usate dagli impagliatori per costruire sedie, ceste e ad altri oggetti utili per la casa.
I racconti sui lavori artigianali continuano con il terzo fontanile dove Roberta ci fa notare come, con un po’ di fortuna, si possano osservare nascosti tra le canne palustri (Phragmites australis) i tarabusini, uccelli migratori dal grande e appuntito becco arancione e dal piumaggio elegante e variegato. Puntuale arriva l’integrazione del nostro Giovanni che ricorda come secondo lo spirito dei tempi passati ogni prodotto della natura veniva utilizzato per le attività umane: le canne palustri infatti, venivano utilizzate per costruire tettoie e porte. Il primo esempio di bioedilizia, una disciplina con radici evidentemente molto lontane.
Usciti dall’intricata architettura di specie igrofile, che rende la Riserva una graziosa roccaforte arborea, si è aperta ai nostri occhi la distesa di terre con sullo sfondo la settecentesca Corte Valle Re. Qui – ricorda Giovanni – la falda era particolarmente alta: un luogo ideale per la creazione di grandi risaie, visto l’approvvigionamento facilitato delle acque. Risaie che con il tempo sono andate scomparendo, lasciando un vuoto nell’economia della zona.
L’ultima tappa del tour ci ha condotto al cospetto della Corte Valle Re, un tempo centro economico aggiunto di Campegine. Qui le famiglie lavoravano duramente la terra, e secondo le regole tipiche della mezzadria si occupavano della gestione dei terreni per conto del “Signore” del luogo.
Allevatori, artigiani, lavoratori delle risaie e agricoltori … tanti e diversificati erano dunque i mestieri che si svolgevano in questo micromondo. Questi luoghi insegnano come sia possibile “sfruttare” i frutti della terra per le attività umane. È con questo rinnovato spirito di ricerca e scoperta, che siamo spinti a continuare il nostro viaggio tra le aree protette dell’Emilia Romagna, certi di scoprire altrettante bellezze e tradizioni a rischio di scomparsa.

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