Lo stato di salute del suolo

In Emilia-Romagna stiamo assistendo ad una voracità di consumo di territorio negli ultimi anni senza eguali. Parallelamente a tutto il territorio italiano, uno dei più grandi e lunghi periodi di boom edilizio ha causato l’ampliamento di tutte le periferie delle grandi città, senza un vero e proprio progetto metropolitano/ambientale, con scorrette integrazioni di trasporto pubblico e dei servizi.
Il risultato? Un preocccupante fenomeno di sprawl urbano, ovvero lo “sparpagliamento” a macchia di leopardo di abitazioni, aree produttive e centri commerciali, che obbligano all’insostenibile e continuo spostamento dei privati con l’automobile.

Senza dimenticare, poi, l’intensa cementificazione di tutta la costa emiliano-romagnola, con la crescita dissennata di seconde case e di orribili centri turistici e commerciali.
L’aver distrutto completamente interi pezzi del litorale creerà sempre di più problemi paesaggistici, oltre a probabili riduzioni di flussi turistici verso le nostre coste, fenomeno non irrilevante in un periodo di profonda crisi del mercato.

Arriviamo ai numeri: nel 2010, in Emilia-Romagna si rileva il 9,1% di superficie totale completamente artificializzata, corrispondendente a 2.000 km2, rispetto ad una media nazionale del 7,1%.
Nel 2003 la superficie urbanizzata corrispondeva all’ 8,5%, con una superficie urbanizzata pro-capite pari a 456 mq/ab; ma ciò che fa più impressione è il fatto che dal 2003 ad oggi si è osservato un incremento annuo procapite di 7,5 mq/ab ogni anno, una cifra che se moltiplicata per tutta la popolazione residente in Emilia-Romagna da l’idea della spaventosa velocità con cui il cemento si sta espandendo nella nostra regione.

La legge urbanistica della Regione prevede che il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale dovrebbe rappresentare un riferimento univoco per i diversi strumenti urbanistici comunali, ma purtroppo si registra che tutti i PTCP approvati tra il 2003 e il 2006 hanno trovato grandi difficoltà nell’individuare al loro interno le linee guida a cui la pianificazione comunale dovrebbe attenersi. Questa problematica porta le Province a dover molto spesso cercare di arginare alle numerosissime richieste di varianti ai piani regolatori comunali che continuamente chiedono di poter continuare a costruire per incassare gli oneri di urbanizzazione in un periodo di enormi difficoltà economiche.