Reggio Emilia, “Area Nord”

Localizzazione GPS:
44° 43′ 5.46″ N,   10° 38′ 26.69″ E

Stato dell’intervento:
In elaborazione.

Cronologia:
– fase di Masterplan.

Descrizione:
La così detta “Area nord” è costituita dalla fascia di territorio agricolo compreso tra la linea ferroviaria tangente il centro storico e l’autostrada A1, posta circa 2,5 km più a nord; una superficie immensa, dell’ordine di grandezza di circa 1000 ettari, che nel tempo è stata interessata da una una stratificazione di attività che vi si sono insediate in maniera scoordinata, che hanno modificato profondamente l’identità di questo territorio.

Gli interventi sono numerosi, in gran parte concentrati negli ultimi venti anni: vi sono sorti insediamenti industriali, quartieri operai, edifici pubblici, sedi di enti e istituzioni, il nuovo stadio della Reggiana A.C., capace di 30.000 posti, due centri commerciali, uno dei quali, gigantesco, integrato nelle enormi strutture dello stadio stesso, il parco acquatico, aperto solo nei mesi estivi, e poi centri direzionali, nuovi insediamenti residenziali, e infine, il sistema i ponti congegnato dall’architetto Calatrava per connettere la città con la stazione medio-padana dell’Alta velocità, ultimo tassello di questa storia. Che lascia alla città il risultato di una grande estensione di territorio un tempo pregiato, e oggi ricondotto a un carattere fondamentalmente ibrido, non più campagna, e non ancora periferia.

Su questa terra di nessuno l’amministrazione ha proposto, nell’ambito degli Stati Generali “Il futuro dell’area nord”, convocati il 19 marzo 2010, un Masterplan utopistico incentrato sull’idea di convertire gli ampi spazi residui dell’area, siano essi superfici ancora non edificate ovvero aree industriali dismesse, tra le quali le ex fabbriche Reggiane, nel potenziale per una futura crescita economica della città basata sull’economia della conoscenza; la crisi economica ha però congelato qualsiasi iniziativa di largo respiro, evidenziando forse l’impossibilità definitiva di una proposta complessiva capace di dare un ordine e una missione urbana ad un territorio problematico, che si estende quanto l’intera città di Reggio Emilia.

Criticità:
1. L’Area Nord è stata utilizzata di fatto per decenni come una terra di nessuno, nella quale localizzare facilmente quei servizi di alto impatto urbanistico che non avrebbero trovato facile sistemazione in altri quadranti della città in rapido corso di saturazione per l’eccessivo peso delle edificazioni recenti: questo accatastamento disordinato ha così generato la perdita complessiva della valenza paesaggistica  e agricola dell’area, la quale non dispone oggi più delle caratteristiche di omogeneità e integrità capaci di farle assumere la funzione di grande polmone verde alle porte della città. Il paesaggio che si osserva oggi è quello di un territorio di frontiera, un “far north” fatto di una dispersione edilizia dove tra superfici incolte o poco edificate appaiono d’improvviso monumentali complessi circondati da parcheggi sterminati, e spesso semivuoti.

2. La vastità del territorio interessato dagli interventi e la mancanza un coordinamento e di una visione complessiva della sua gestione hanno impedito la trasformazione di quest’area in un modo urbanisticamente coerente e integrato con il tessuto della città, e rendono oggi impossibile prevedere un governo di tale territorio in grado di garantire il superamento di tali limiti strutturali.

3. Le superfici non ancora edificate nell’area nord sono già oggetto di previsione edificatoria ad parte del PRG previgente, non ancora attuata a causa della crisi economica, oppure di nuova previsione da parte del PSC 2012, che punta ad una saturazione complessiva della superficie sia tramite la realizzazione di nuovi grandi insediamenti residenziali, sia progettando futuri poli funzionali di vasta estensione, di cui ancora non è dato conoscere appieno la funzione. L’obiettivo proposto dal Masterplan è quello di estendere a tutta l’immensa superficie dell’Area Nord il così detto “effetto città”, ovvero il modello di una successione densa di elementi urbanizzati; l’immenso potenziale edificatorio di quest’area potrà così servire da valvola di sfogo per le attività edilizie,  segnate da pesanti accenti speculativi che hanno afflitto fino ad oggi la città di Reggio Emilia.

4. Qualora condotta a termine, l’espansione della città verso l’Area Nord porterebbe a una sorta di raddoppio della città di Reggio a nord della linea ferroviaria storica, con la conseguenza di un incremento della popolazione e dei carichi urbanistici relativi, di un ulteriore consumo di suolo verde, e di un bilanciamento del nuovo organismo urbano con spostamento del baricentro a nord del centro storico; i molteplici effetti di questi fenomeni non sono stati oggetto di alcun tipo di approfondimento.

6. E’ in corso una campagna di legittimazione delle nuove iniziative costruttive nell’Area Nord, volta ad suscitare nella popolazione l’assuefazione all’idea di una futura trasformazione di quell’area oggi marginale in un’immensa conurbazione periferica. In quest’ottica è palese il linguaggio scelto nel filmato relativo al nuovo Masterplan, nel quale l’Area Nord viene definita fin dall’inizio come tale, quindi con denominazione e perimetrazione odierne, suggerendo quasi l’ineluttabilità del suo destino di divenire terreno di accrescita urbana; in realtà, la così detta Area Nord viene a formarsi con la realizzazione dell’autostrada A1, e con l’insediamento dei villaggi industriali di Sesso e Mancasale, che inizialmente previsti a distanza di sicurezza dalla città di Reggio Emilia, col tempo hanno costituito i poli d attrazione per un tessuto intermedio incoerente e disordinato, che ha pian piano snaturato il territorio interstiziale originario, minandone la funzione di cintura verde di altissimo valore ambientale tra la città e i suoi principali centri produttivi.

www.youtube.com/watch?v=9ZAd4Sx0ZBo

7. Per confronto, si possono osservare i casi di Parma e Modena, che pur possedendo una fascia di terreno agricolo compresa tra la linea ferroviaria e la sede autostradale di dimensioni analoghe al caso reggiano, non ne hanno mai ipotizzato una trasformazione di simile portata.

Immagini:

[nggallery id=3]