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Fatti, non petrolio!

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Assurdo continuare a negare l’evidenza, sostenendo che oggi nel mare italiano non c’è nessun rischio di petrolizzazione, ma “solo” attività di ricerca o prospezione. Infatti l’obiettivo è di cercare nuovi giacimenti e a richiederle sono sempre le compagnie petrolifere. Senza considerare che anche queste attività hanno un notevole impatto sull’ecosistema marino, utilizzando la dannosa tecnica dell’airgun (#stopoilairgun).

A testimoniare che la realtà è ben diversa ci pensano i progetti di Vega B e Ombrina mare. Il primo riguarda una nuova piattaforma petrolifera, proposta da Edison a largo delle coste ragusane e che ha ottenuto il provvedimento di VIA lo scorso 16 aprile. Il secondo è invece il progetto Ombrina mare, che prevede una piattaforma per l’estrazione di greggio con annesso centro di trattamento del petrolio estratto, a pochi chilometri dalla costa teatina, nel mar Adriatico abruzzese. In questo caso la firma del decreto di VIA da parte dei ministri Gianluca Galletti e Dario Franceschini è arrivata venerdì 7 agosto. E’ vero che stiamo parlando del nulla osta ambientale e non dell’autorizzazione a procedere, ma si tratta di un passaggio determinante per poter avviare le attività.

Proprio per fermare la deriva petrolifera nel mare italiano, lo scorso 29 luglio c’è stato l’incontro tra le Regioni Puglia, Basilicata e Calabria e il ministero dello sviluppo economico. Incontro durante il quale le Regioni hanno chiesto una moratoria delle richieste in corso, proprio in attesa di valutare con attenzione la strategicità e gli impatti di questo tipo di attività, richiesta supportata anche dalle associazioni ambientaliste. Il sottosegretario Vicari, che presiedeva l’incontro, aveva chiesto una settimana di tempo, per poi riconvocare le Regioni e dare una risposta alla loro richiesta di moratoria. Sono passati più di dieci giorni e le Regioni però non sono state ancora riconvocate.

Intanto le dichiarazioni fatte dal premier Matteo Renzi durante l’ultima direzione del PD fanno intendere che il Governo ha intenzione di andare avanti sulla petrolizzazione del nostro mare e di non voler aprire un confronto con cittadini, associazioni, imprenditori e amministrazioni locali e regionali che anche in queste ultime settimane hanno fatto sentire la loro voce.
Ancora una volta facciamo appello alle Regioni per mantenere gli impegni presi, durante il coordinamento delle Regioni il 24 luglio a Termoli e, poi, il 29 luglio al Ministero dello Sviluppo Economico. Le Regioni devono continuare a farsi portatrici delle istanze di chi si batte per fermare la deriva petrolifera nel mare italiano e nel Mediterraneo in generale.

Oggi i governatori regionali possono mettere in campo, come hanno dichiarato più volte, tutti gli strumenti che hanno a disposizione per fermare la strada scelta e intrapresa con forza dall’attuale Governo. FATTI, NON PETROLIO!