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Il lungo iter di chiusura della discarica di Poiatica

L’operazione di messa in sicurezza della discarica non si trasformi in una deroga “nascosta” per conferire rifiuti speciali.

Siano ascoltate le volontà di amministrazioni locali e cittadini, e si arrivi alla miglior soluzione possibile.

Sembra non finire mai il lungo iter di chiusura dell’impianto di Poiatica (Carpineti, RE). E’ di questi giorni la notizia della conclusione dello studio dell’Università di Bologna, che indica tre diverse soluzioni percorribili per la messa in sicurezza della discarica, che di fatto ha cessato la sua attività con l’approvazione nel 2016 del piano regionale rifiuti.

Una delle tre ipotesi è quella di “livellare” l’invaso con terreno misto a rifiuti speciali stabili. Si legge nel documento redatto dall’Università di Bologna “L’evoluzione proposta prevedrebbe di mantenere la classificazione di discarica per rifiuti non pericolosi, ma come sottocategoria di discarica per rifiuti inorganici a basso contenuto organico o biodegradabile. In tale tipologia di discarica potrebbero essere ammesse al conferimento 3 tipologie di rifiuti: rifiuti speciali non pericolosi alle condizioni, rifiuti speciali pericolosi stabili non reattivi, materiali edili contenenti amianto”.
Questo restituisce uno scenario che a prima vista potrebbe sembrare un escamotage per consentire il conferimento di un ultimo carico di rifiuti nell’area della ex-discarica, facendo risparmiare chi dovrebbe occuparsi del ripristino del sito.

Sottolineamo la necessità di un confronto approfondito tra il gestore, Iren, cittadini ed amministrazioni locali, con l’obiettivo di giungere ad una rapida messa in sicurezza definitiva del sito.
Discussione che deve avere come faro guida la miglior soluzione tecnica possibile, al fine di salvaguardare salute della cittadinanza e ambiente. Vigileremo affinché non si percorrano soluzioni al ribasso, volte solo a far risparmiare il gestore della ex-discarica a scapito del “miglior” ripristino ambientale realizzabile.