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Per il Delta del Po, un Parco Unico per turismo e tutela degli ecosistemi

Una nuova stagione per il Parco del Delta del Po?  Un parco  unico per  turismo e tutela degli ecosistemi

Dopo la costituzione della nuova Consulta con l’inserimento della componente ambientalista, insieme al recente riacceso dibattito sulla costituzione del Parco Unico Nazionale, si aprono spiragli migliorativi per la futura gestione del Parco

E’ ripreso qualche giorno fa il dibattito in Regione sul futuro del Parco regionale del Delta del Po, attualmente diviso in due strutture regionali e che continua a rischiare ulteriori frammentazioni con possibili ripercussioni sull’effettiva tutela di questo importante territorio.

Dopo l’interrogazione in Commissione Ambiente e Territorio della Regione proposta da Silvia Zamboni di Europa Verde,  la risposta dell’assessore Barbara Lori lascia trapelare l’interessamento della Giunta ad avviare un percorso con la Regione Veneto sull’unità gestionale.

“Il segnale arrivato dalla Giunta lascia ben sperare rispetto l’obiettivo della costituzione di un Parco Unico Nazionale, o almeno di un Parco inter-regionale, come importante strumento di tutela di un territorio di valore e già fin troppo martoriato da situazioni di malagestione, e caccia e pesca illegale”.

Positivo il coinvolgimento ambientalista all’interno della Consulta sicuramente ora più equilibrata rispetto alla sola presenza di associazioni agricole e sindacali.

“Quello che vogliamo è che si apra una nuova stagione sulla gestione dell’area del Delta del Po che merita tutte le attenzioni e gli strumenti di tutela percorribili. Fino a quel momento però, non ci limiteremo nel denunciare criticità nel tentativo di migliorare la gestione del parco regionale”.

Occorre un rapido cambio di passo nella gestione di quest’area Parco, che nell’ultimo decennio è stata caratterizzata da una continua subordinazione della tutela ambientale ad ogni tipo di interesse  particolare dannoso, dalla deroga alla caccia, alle attività industriali incongrue alle espansioni edilizie.

A questo si somma la recente proposta di una nuova strada (E55) che attraverserà le preziose aree tutelate del Mezzano: un danno ecologico di proporzioni enormi.

Occorre dunque invertire la rotta dando davvero centralità all’Ente parco e a quest’area, che rappresenta una delle più ricche di biodiversità del nostro Paese.