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Buycott Palm Oil: ecco dove si nascondono l’olio di palma e i nemici delle foreste in Emilia-Romagna

Ecco quali sono gli impianti e gli usi scorretti in Emilia Romagna per la produzione e commercio di biocarburanti e olio di palma che fanno male al clima ed alle foreste

Lanciamo la nuova campagna Buycott per ridurre l’uso dell’olio di palma destinato all’industria alimentare e soprattutto quello destinato alla produzione di energia che rappresenta il 70% dei consumi di questo prodotto. 

 “Fermare già dal 2023 ogni sussidio alle “finte rinnovabili” ottenute da oli vegetali e porre un freno all’impiego nell’industria alimentare”.

 

Abbiamo presentato oggi, in diretta su Facebook (LINK) e YouTube (LINK),  le principali situazioni presenti in Emilia Romagna che  fanno un uso scorretto dell’olio di palma e oli vegetali e dei biocarburanti in generale.

Si tratta di attività che hanno una pressione enorme sulle foreste tropicali e – nel caso dei biocarburanti-  rappresentano una falsa soluzione alla lotta ai cambiamenti climatici.

“Un pieno di palle”, così denunciamo il danno del greenwashing sul clima e sulle foreste pluviali del pianeta provocato da chi propone certe tipologie di biocarburanti come ambientalmente sostenibili. Parliamo di oli vegetali come la palma e la soia, che provocano importanti cambio d’uso del suolo con un suo conseguente impoverimento e distruzione di ecosistemi.

“Un danno insidioso che si nasconde all’interno dei biodiesel spacciati come sostenibili come l’ENIDiesel+ , ma che è presente anche in molti dei prodotti alimentari che arrivano sulle nostre tavole, in particolare nei prodotti dolciari ricchi di olio di palma”.

Occorre dunque che i cittadini ed i consumatori siano consapevoli degli impatti di tali e pratiche. Questo l’obiettivo della campagna “Buycott Palm Oil” lanciata la settimana scorsa da Legambiente a livello nazionale.

A livello locale quindi l’associazione ha realizzato un focus regionale, evidenziando alcune casistiche macroscopiche in atto nella nostra regione.

Eravamo già intervenuti a fine 2020 rivolgendosi al parlamentare ravennate PD Alberto Pagani affinchè ritirasse l’emendamento che proponeva una proroga dello stop ai sussidi alle “finte rinnovabili” al 2030 invece che al 2023 come già era stato concordato in Senato, anticipando le indicazioni europee.

 

Di seguito si elencano i Nemici delle Foreste che sono stati individuati in Emilia Romagna:

 

Novaol – Ravenna: la NOVAOL  srl, parte del gruppo Bunge distribuito in tutto il mondo, si presenta come uno dei più grandi operatori in Europa meridionale per quanto riguarda la produzione di biodiesel. Sul sito della società vengono riportati in modo fuorviante i benefici ambientali del biodiesel: “Il Biodiesel è un’energia rinnovabile, derivante dalle piante. Durante il ciclo di crescita della pianta l’anidride carbonica emessa dagli scarichi dei veicoli viene riutilizzata completamente: il ciclo del Biodiesel è chiuso grazie alle piante che lo originano e che si servono di CO2 per crescere”.

L’impianto a Porto Corsini tratta almeno 200 mila t/anno di oli alimentari con corrispondenti ingenti sussidi alle “finte rinnovabili”.

 

ENIDiesel+ nei veicoli HERA di Modena  e dell’Emilia Romagna: il biocarburante “ENIdiesel+” ha un contenuto di biodiesel 4 o 5 volte maggiore della media del gasolio normalmente commercializzato alla pompa (15% anziché 3-4%), biodiesel composto nella misura dell’80% da olio di palma e meno del 10% da oli usati di frittura. Siamo ricorsi all’Autorità garante (AGCM) che ha riconosciuto dopo un anno di lavoro che la pubblicità Eni è ingannevole, è greenwashing, condannata a 5 milioni di multa. Il biodiesel non è più pulito del diesel fossile e quindi le aziende di trasporto pubblico o di igiene urbana della città che usano “ENIdiesel+” nei loro motori, spesso in pieno centro, inquinano come tutti gli altri diesel. Sul territorio regionale l’azienda HERA vantava di alimentare i propri mezzi di raccolta  anche dopo il parere dell’AGCM. Legambiente ha già avviato contatti con l’azienda ed è in attesa di risposte sulle scelte della Multiutility.

 

Dister Energia  – Faenza (RA): la società è dotata di un impianto energetico alimentato a biomasse per la produzione di energia elettrica e termica. In particolare, all’interno dell’impianto, si segnala la presenza di 3 motori funzionanti ad olio vegetale di potenza nominale pari a 8,96 MW ciascuno.  Parte dell’alimentazione di tali motori è ad olio di palma. Infatti, come è riportato sul sito della società viene considerato come fonte rinnovabile l’olio di palma:  “l’ olio di palma è un olio vegetale ricavato dalle palme da olio utilizzato in diversi settori, principalmente in quello alimentare, cosmetico ed energetico. L’ olio di palma impiegato a fini energetici è certificato ai sensi del D.L.vo 03.03.2011 n. 28 in attuazione alla direttiva 2009/28/CE, per garantire il rispetto dei criteri di sostenibilità e delle informazioni sociali e ambientali fornite dagli operatori appartenenti alla filiera di produzione.”

 

Unigrà – Conselice (RA): è un’azienda che agisce in maniera multifunzionale sul mercato dell’agroindustria. Produce alimenti industriali, prevalentemente dolci, distribuiti a livello nazionale, lavora oli e grassi vegetali per produzioni finali di terze parti (Ferrero). Parte degli olii vegetali e dell’olio di palma (240 mila tonnellate anno nel 2018, secondo WWF International), serve la produzione di energia. La società aderisce alla rete RSPO, la certificazione di sostenibilità per l’olio di palma usato a fine alimentare. Mentre per la quota di olio usato per la produzione di biofuels e per l’alimentazione di centrali termoelettriche, quindi soggetti ad incentivi la certificazione di legge non assicura rispetto a piantagioni a sostituzione forestale. Solo per la centrale elettrica usata in autoproduzione, stiamo parlando di una potenza nominale pari a 58 kW ottenuta solo parzialmente da una quota di sottoprodotti agroindustriali di produzione propria e nonostante questo, l’energia prodotta viene ad essere conteggiata come energia rinnovabile all’interno del piano energetico comunale di Conselice (RA).