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Cispadana e Bretella Campogalliano-Sassuolo: asse regione-governo all’insegna del consumo di suolo

Cispadana e Bretella Campogalliano-Sassuolo: asse regione-governo all’insegna del consumo di suolo

In Regione si celebra l’approvazione del project financing da parte del MIT con lo sblocco dell’Autostrada Cispadana: “un’altra grande opera inutile, insostenibile sia dal punto di vista economico che ambientale”

Aria di festa in questi giorni in Regione e soprattutto all’Assessorato ai Trasporti, dove si coglie con entusiasmo l’approvazione da parte del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, del Project Financing presentato da Autostrade del Brennero: un piano di oltre sette miliardi che, tra le altre opere, prevede lo sblocco dell’Autostrada Cispadana. Un lavoro “senza pregiudizi e per il bene della collettività”, si legge nelle note di Bonaccini-Corsini; ma come sottolineiamo da diversi anni, la direzione è sbagliata.

Per restare sul versante squisitamente economico e strategico, anche solo una superficiale analisi del contesto mostra come l’opzione più economicamente sostenibile e vantaggiosa per il territorio sia il completamento della strada a scorrimento veloce, che risolverebbe capillarmente i problemi di mobilità interna tra i territori interessati, a differenza della soluzione autostradale che andrebbe a scapito di una mobilità a corto raggio, portando alla marginalizzazione delle aree circostanti. Tutto ciò, a fronte di un investimento pressoché dimezzato rispetto a quello richiesto per la realizzazione dell’autostrada.

Esulando dal contesto locale, le politiche in campo europeo sul trasporto merci mettono in luce la scelta anacronistica di investire capitale pubblico su opere legate al trasporto su gomma. Gli investimenti pubblici su un’opera come la Cispadana, che fa la sua prima comparsata nel PRIT 1986, tradisce una scarsa visione d’insieme, perché oltre confine si lavora per potenziare il corridoio Scandivano-Mediterraneo di trasporto merci su ferro, di cui il valico del Brennero è punto nodale.

A questo si aggiunge che l’opera si inserisce nel contesto del bacino padano, fortemente inquinato da micropolveri, con una condanna della Corte di Giustizia dell’Unione Europea per il superamento dei limiti del pm10, che porterà, in assenza di misure adeguate ad una multa di 2,3 mln di euro a carico delle 4 regioni interessate; e altre procedure di infrazione sono aperte per superamento dei PM 2,5 e degli NOX.

A livello strategico sul comparto ceramico, da evidenziare il progressivo spostamento di quest’ultimo al trasporto su ferro. Solo i dati di Confindustria Ceramica del 2017 mostrano un totale di 25,8 e 23,6% di flussi rispettivamente in entrata e in uscita. Se si estende lo sguardo a livello regionale, i flussi merce su ferro nel 2019 hanno raggiunto i 18,5 milioni di tonnellate, quasi il 20% dei flussi ferroviari nazionali (94,3 milioni di tonnellate), attestando una crescita del comparto ben al di sopra della media nazionale.

“A fronte di questi dati, viene da chiedersi dove siano le esternalità positive legate ad un’opera che va in direzione contraria agli obiettivi sia regionali che europei, e si cala su un contesto di know-how in evoluzione che la stessa Regione sta mettendo in atto con il progetto ER.I.C. e di adeguamento di

importanti player del settore ceramico – sostiene Legambiente Emilia Romagna – E’ necessario abbandonare questi progetti anacronistici e investire risorse pubbliche dove servono veramente”