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Il clima non va in vacanza: continua l’emergenza climatica in Emilia-Romagna  

 

Il clima non va in vacanza: continua l’emergenza climatica in Emilia-Romagna  

Dati SNPA: estate 2022 record in Emilia-Romagna per il caldo, luglio 2023 flagellato dalle grandini, l’associazione ambientalista: “si sta cercando di arginare un’emorragia con un cerotto”  

Osservatorio CittàClima 2022: +107% di danni da grandinate in più rispetto al 2021, raddoppiati i danni causati dal vento

Estate 2023 senza tregua: dopo le alluvioni record di maggio, che i dati ARPAE confermano essere un massimo storico per precipitazione cumulativa, con picchi in zone appenniniche dove le precipitazioni hanno raggiunto il 60% del valore climatico annuo, l’Emilia-Romagna torna ad essere flagellata da fenomeni climatici estremi. Solo nel mese di luglio sono già tre gli eventi caratterizzati da downburst e supercelle, avvenuti nei giorni 3, 13  e 22 – 25 luglio.  

Fenomeni correlati alle temperature elevate che hanno determinato l’allerta arancione in quasi tutte le provincie della regione in diverse giornate del mese: il caldo estremo e la grande umidità determinano infatti l’intensificarsi di fenomeni quasi inediti nel nostro territorio come il formarsi di supercelle temporalesche tipiche della Tornado Valley negli Stati Uniti.  

Ma queste sono le condizioni a cui dovremo far fronte anche nel futuro. Se infatti il mese di Luglio 2023 entrerà nella storia come il mese più caldo mai registrato, come afferma l’organizzazione Mondiale dei Metereologici, le condizioni sembrano essere particolarmente sfavorevoli per l’Emilia-Romagna: il report di recente pubblicazione “Il clima in Italia nel 2022” di SNPA evidenzia che le temperature nell’estate 2022 in regione sono state le seconde più calde dal 1961, con un aumento di +1,8°C in media rispetto al periodo 1991-2020 e di +3,4°C rispetto al periodo 1961-2020. 

L’allerta caratterizzata da forti fenomeni di downburst e superacele, entrambi esacerbati dal caldo estremo, è la riprova quindi dell’aumentare in frequenza e in intensità di eventi climatici estremi sulla nostra regione. Basti pensare che dai dati del nostro osservatorio CittàClima emerge che nel 2022 i danni da trombe d’aria sono raddoppiati rispetto al 2021, mentre i danni da grandinate sono aumentati del 107% rispetto all’anno precedente.   

Data la mole di evidenze che abbiamo a disposizione è del tutto fuorviante appellarsi alla straordinarietà e al contesto emergenziale per giustificare l’inazione passata nei confronti della messa in sicurezza del territorio, dell’adattamento ai cambiamenti climatici, e alla mitigazione tramite uno stop immediato delle attività climalteranti. Posizioni che abbiamo già portato avanti per le alluvioni e a cui fanno eco altre associazioni e ricercatori, tra cui il CNR di Bologna e Legacoop Romagna. 

Ancora una volta, dunque, tocca ribadire che la crisi climatica è in corso e i suoi effetti sono sempre più tangibili, soprattutto nel contesto dell’Italia, hotspot del cambiamento climatico in cui i suoi effetti si verificano più rapidamente, e nel contesto dell’Emilia-Romagna, tra le regioni più fragili dal punto di vista idrogeologico. E mentre parte il censimento dei danni, alcuni dei quali hanno aggravato le già critiche condizioni delle province alluvionate a maggio, il Governatore e l’amministrazione si apprestano a chiedere lo Stato di Emergenza nazionale. Il secondo, a distanza di meno di poco più di due mesi. 

“I tre milioni che chiede Bonaccini non sono altro che una cura palliativa in assenza di politiche di lungo raggio per contrastare il cambiamento climatico.” – commenta Legambiente Emilia-Romagna –  “Di questo passo, si sta cercando di arginare un’emorragia con un cerotto, soprattutto se si tiene conto degli ingenti danni che ha subito l’agricoltura del bacino padano. Servono politiche di lungo raggio, integrate tra i vari settori per adattarci a questa nuova normalità. Via libera alle rinnovabili, stop ai progetti che legano il territorio al combustibile fossile, convertire l’agricoltura verso colture meno idro-esigenti, fermare il consumo di suolo: queste solo alcune delle ricette per iniziare a prevenire, piuttosto che ridursi a salvare il salvabile.” – conclude l’associazione  

E nel bel mezzo di queste calamità l’assessore regionale Corsini fa pressing al governo per velocizzare l’iter sul Passante di Bologna: un’opera climalterante, che lega il territorio a lungo termine alla mobilità privata, che consuma suolo diminuendo la resilienza del territorio, e che in definitiva, per quanto la si voglia definire “green”, va in direzione ostinata e contraria alle azioni che dovremmo mettere in campo per fare i conti con la realtà che ci ritroviamo a vivere. Gli alberi piantati in compensazione ad opere nocive per il clima non saranno mai abbastanza per compensare tutti gli alberi caduti per gli effetti del cambiamento climatico.