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La partecipazione dimenticata: nuovo presidente per il Parchi del Ducato all’insaputa dei cittadini

La partecipazione dimenticata: nuovo presidente per il Parchi del Ducato all’insaputa dei cittadini

Balletto di nomina a porte chiuse per i “Parchi del Ducato”, l’Ente di Gestione per i Parchi e la Biodiversità Emilia Occidentale: sconsiderato non tenere conto dell’opinione delle associazioni ambientaliste attive da decenni sul territorio.

Priorità della nuova presidenza: “dotare ogni parco di Consulta e attuare il Piano Territoriale del Parco Fluviale del Trebbia”

Arriva nei giorni scorsi la notizia della rielezione del precedente presidente dell’Ente dei Parchi del Ducato, meglio noto come i “Parchi del Ducato”, l’ente che si occupa della gestione dei parchi dell’area del Parmense e del Piacentino: un’area fondamentale in regione per estensione e per biodiversità, che ospita 11 aree protette e viene toccata da ben due aree MAB Unesco.

Ebbene, nonostante l’importanza strategica dell’area per il riequilibrio naturale della regione, l’elezione del presidente avviene a porte chiuse, senza un processo di informazione e di consultazione con la cittadinanza. Neppure le associazioni ambientaliste del territorio sono state consultate, nonostante il loro ruolo chiave decennale nella salvaguardia del territorio e nella promozione della biodiversità. Una scelta inaccettabile che fa venire meno il principio di trasparenza e di governance partecipata, in teoria previsti dalla normativa regionale in materia (L.R. 2011 n.24).

Sulla pratica, infatti, dopo 10 anni l’applicazione della legge è molto indietro, per non dire allo stato embrionale: in materia di partecipazione e trasparenza, l’art. 6 della L.R. prevede l’istituzione di una Consulta per ogni Parco, che veda la partecipazione delle “categorie economiche, sociali, culturali e delle associazioni ambientaliste che svolgono stabilmente la loro attività nei territori ricompresi nella Macroarea”.

Nell’area dei Parchi del Ducato, solo il Parco del Trebbia si è dotato di una consulta, che però non viene convocata dal 2014: una grave lacuna nella gestione democratica del territorio che va assolutamente colmata. Chiediamo dunque al presidente nuovamente insediato l’assoluta priorità dell’insediamento delle consulte e della loro corretta funzionalità, in riconoscimento del lavoro fondamentale svolto dalla cittadinanza attiva e nello specifico del comparto ambientalista nella salvaguardia del territorio.

In questo quadro di inadempienza, preoccupa l’inazione della Regione Emilia-Romagna, che come previsto dalla legge in caso di continua inosservanza, come nel caso dei “Parchi del Ducato”, può esercitare poteri sostitutivi. Dall’ultimo catasto sulle aree protette in regione emerge una percentuale nettamente inferiore rispetto alla media nazionale di aree protette: su una media nazionale del 10,26% di Siti d’Importanza Comunitaria (SIC) a terra, in Emilia-Romagna le SIC-ZSC ricoprono solo il 3,48% del suo territorio.

Difficile perseguire una linea comune però quando la frammentazione nella governance territoriale permetta che non tutti i Parchi, per esempio, abbiano approvato il Piano Territoriale: questo il caso del Parco fluviale del Trebbia, uno dei cinque parchi in gestione dall’Ente dei Parchi dell’Emilia Occidentale, che non si è ancora dotato di un PTP, a distanza di ben 13 anni dalla sua istituzione e nonostante le reiterate promesse dello stesso Presidente e dell’ex Assessora Regionale Paola Gazzolo. Un’inadempienza che può considerarsi strategica, se letta nell’ottica degli interessi economici, in quanto la mancanza di un Piano può agire come laissez-faire per esempio nel campo della pianificazione opere estrattive.

Serve dunque un impegno attivo e cosciente nella salvaguardia della biodiversità e nell’incremento della natura in Emilia-Romagna, che deve essere considerato un obiettivo prioritario, soprattutto nel contesto attuale di grave crisi climatica. “Le scelte sul governo del patrimonio naturale non devono essere appannaggio di addetti ai lavori, o peggio frutto di oscuri e inaccettabili scambi di carattere politico, ma riguardano la salute e la sicurezza della cittadinanza tout court.” – commenta Legambiente “In tal senso, va garantito il principio di trasparenza e di partecipazione, a partire dall’istituzione delle Consulte dei Parchi”